Libro dal quale è stato tratto l’omonimo film. La scrittura è fluida e il libro si legge in fretta. Bruno è bimbo di 9 anni figlio di un ufficiale nazista. Durante un’esplorazione conosce un bimbo al di là della rete: Shmuel. I due bambini diventano amici, ognuno pone all’altro domande che cercano di dare un senso al perché delle azioni di uomini verso altri uomini. In realtà una spiegazione razionale non c'è. Un libro che nella sua brevità colpisce per intensità, soprattutto sul finale in cui la freddezza del papà di Bruno dinanzi alla "fine" del proprio bambino lascia tutti senza fiato.
Il bambino con il pigiama a righe
Leggere questo libro significa fare un viaggio. Prendere per mano, o meglio farsi prendere per mano da Bruno, un bambino di nove anni, e cominciare a camminare. Presto o tardi si arriverà davanti a un recinto. Uno di quei recinti che esistono in tutto il mondo, uno di quelli che ci si augura di non dover mai varcare. Siamo nel 1942 e il padre di Bruno è il comandante di un campo di sterminio. Non sarà dunque difficile comprendere che cosa sia questo recinto di rete metallica, oltre il quale si vede una costruzione in mattoni rossi sormontata da un altissimo camino. Ma sarà amaro e doloroso, com'è doloroso e necessario accompagnare Bruno fino a quel recinto, fino alla sua amicizia con Shmuel, un bambino polacco che sta dall'altro lato della rete, nel recinto, prigioniero. John Boyne ci consegna una storia che dimostra meglio di qualsiasi spiegazione teorica come in una guerra tutti sono vittime, e tra loro quelli a cui viene sempre negata la parola sono proprio i bambini. Età di lettura: da 12 anni.
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Edizione:2
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Anno edizione:2014
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Claudia Chichi 12 maggio 2018
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leggendo questo libro io ho viaggiato nel tempo e ho provato sentimenti profondi, questo libro fa comprendere al lettore il vero orrore della guerra! la guerra non è solo una data nella storia, ma vittime innocenti, morti, disastri, catastrofi creati dall'uomo stesso in quanto egoista! come protagonisti del racconto abbiamo Bruno, figlio di un comandante nazista, e un bambino polacco che si trova in un campo di concentramento. I due protagonisti, pur innocenti, avranno la stessa fine tremenda.
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La serena infanzia di Bruno s’infrange con il trasferimento del padre per motivi di lavoro. Insieme a tutta la famiglia lascia l’amata casa berlinese per recarsi in un luogo, che ha un nome troppo difficile per pronunciarlo correttamente. Si ritrova solo nella propria stanza e l’unica evasione sta nell’osservare dalla finestra una strana fattoria. Non sa spiegarsi perché tutti quei contadini siano tremendamente magri e tristi, perché indossino un pigiama per lavorare. La curiosità e il desiderio d’avventura lo spingono a varcare la porta proibita e correre alla scoperta del mondo circostante. Dall’altra parte del filo spinato incontra un altro se stesso, è un bambino della sua stessa altezza, stessa età, stesso giorno di nascita e, ancora non sa, dal suo stesso destino. La loro amicizia si trasformerà in un gioco pericoloso, complice un pigiama a righe...Il piccolo Bruno non appare né come un martire né come un eroe, solo un bambino, che sembrava nato dalla parte del più forte, invece tutti i bambini solo uguali nella loro innocenza e spesso in pericolo proprio per i raggiri degli adulti.Pagine di storia vera, meravigliosamente ricomposte come una fiaba da narrare alle generazioni più giovani, per regalare loro la coscienza degli errori passati in modo che sappiano schivare quelli futuri.Il finale giunge inaspettato, lasciando dentro un gran silenzio e uno squarcio al cuore.
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