Ritengo la Seierstad una delle migliori giornaliste che vi siano al mondo, ogni qual volta si legge un suo libro riesce a dare sempre un'immagine nitida e vera di ciò che racconta. Andando in Cecenia quando tutti i giornalisti occidentali (e non solo) erano fuggiti via Lei ha non solo rischiato la pelle ma è anche riuscita a dare una voce, se pur piccola, a tutte quelle persone completamente dimenticate dai media occidentali. Fantastica
Il bambino dal cuore di lupo. Storie dall'inferno della Cecenia in guerra
Timur aveva pochi mesi quando nel 1994 ha sentito per la prima volta lo scoppio delle bombe, e tre anni quando è rimasto orfano. Ora è un dodicenne magro, dorme da solo sulla riva del fiume e sogna di diventare come i guerrieri che sulle montagne lottano contro i russi, di battersi come da secoli - glielo ha raccontato il nonno - si battono i lupi. Siamo a Grozny, la capitale devastata di una Cecenia in cui da quattordici anni l'unica legge è quella del più forte, e nessuna ricostruzione sembra possibile a margine di un conflitto che si ferma per brevi tregue ma non accenna a finire. Come il dolore dei sopravvissuti: Abdullah, che distrutto dalla morte della moglie cerca senza sosta il suo ultimogenito, unico della famiglia ancora in vita; Tamara, che ha visto morire il marito e tre figli mentre il quarto è tornato irriconoscibile, invecchiato da una sofferenza senza uscita. Åsne Seierstad torna in Cecenia, dove ha cominciato la sua carriera di reporter di guerra, per dare un volto alle migliaia di vittime e per documentare l'umiliazione di un paese schiacciato dalla politica russa dell'era Putin, nel silenzio di media corrotti. Partendo da un orfanotrofio e inoltrandosi tra le distese ghiacciate e le rovine, Seierstad tesse un racconto crudo e appassionato, l'epopea di un conflitto ormai senza più radici, tanto insensato da sembrare insolubile. Per riscoprire l'orgoglio di un popolo risoluto a far sentire la propria voce e a preparare la propria rinascita.
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Informazioni:
Il bambino dal cuore di lupo. Storie dall'inferno della Cecenia in guerra. Seierstad; Rizzoli; 2008; 9788817021920; Rilegato con sovracoperta; 22,5x14,5 cm; pp. 329; Prima edizione. Presenta leggeri segni d'uso alla sovracopertina (senza mancanze nè lacerazioni), manca triangolo del prezzo all'aletta; ; Buono (come da foto). I dati per la fattura devono essere comunicati al momento dell'ordine.
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Anno edizione:2008
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www.panchinedimilano.com Dopo la “pacificazione” ad opera dell’esercito di Putin, i media da qualche anno hanno smesso di parlare di Cecenia. E forse il vero valore di questo libro è quello di condurci per mano, con una narrazione pacata e piena di umanità, nel mondo devastato di Grosny – un mondo in cui la realtà della sofferenza e della crudeltà supera l’immaginazione: madri che vedono sparire i loro figli nel giro di pochi mesi, ragazzi che tornano dal carcere seviziati nel corpo e della mente, giovani soldati russi inviati allo sbando sui campi minati dai “terroristi” ceceni, e dappertutto bambini abbandonati, ridotti ad uno stato bestiale e pertanto irrecuperabili al vivere civile. A differenza del Libraio di Kabul, opera di grande successo che la giornalista norvegese scrisse nel 2001, questo lavoro ha una struttura disomogenea. E’ una collezione di storie di vite violate ( di qui il titolo originario norvegese De Krenkede). Ma è anche la cronaca dell’esperienza personale della Seierstad in Cecenia, iniziata nel 1994 quando a 24 anni, con una buona dose di coraggio e incoscienza, si catapultò nel paese durante la prima guerra russo-cecena. Non mancano infine escursus nella storia della Cecenia, da secoli in lotta con la Russia. Questo mix mi ha dato l’impressione di un’opera non pienamente compiuta, certamente lontana stilisticamente dal Libraio, che pure rivelava la tendenza a una tecnica di reportage a cavallo con la narrativa. Questo approccio non vuole necessariamente dire passare senza scrupoli dalla verità alla finzione - come la causa intentatale dal libraio afgano potrebbe far pensare- ma probabilmente farebbe storcere il naso a parecchi reporter d’assalto, come Ettore Mo o la stessa Politkovskaya, che pagò con la vita i suoi reportage sulla Cecenia . Questioni di stile a parte, quando leggiamo le storie struggenti che la Seierstad ci propone e, soprattutto, ricordiamo che dietro ognuna di esse c’è un atto di eroismo - parliamo di un paese in cui la libertà d’espressione e la denuncia sono punite con l’eliminazione fisica non solo del “colpevole” ma anche dei suoi parenti e amici - non possiamo che chiederci con quale immane forza d’animo ogni giorno quelle madri, quei padri e quei figli affrontino l’esistenza. www.panchinedimilano.com
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