C’è poco da dire ancora ed ancora: Malvaldi a me piace, e piace di più quando torna in Pineta, quando torna dai detective anzianotti “sui generis”, al “BarLume”. Insomma, quando si parla di tutto ciò, libro comprato a scatola chiusa. Sempre. Dicendo per inciso che, comunque, anche l’ultimo senza il buon Massimo non era male (d’altra parte se si parla di un altro mio “mito” come il poeta Ragazzoni, non ci sono ma e se che tengono), devo dire che quest’ultimo romanzo è un filo sotto le mie aspettative. Niente da dire sull’atmosfera. Niente da dire sulle divagazioni, costanti ed esilaranti. Niente da dire anche sulla trama “poliziesca” che ha un suo bel svolgimento ed una interessante e non scontata conclusione.
La battaglia navale
"Un lavoro d'indagine vero, sul campo, è molto più simile alla battaglia navale. All'inizio spari alla cieca, e non cogli niente, ma è fondamentale che tu ti ricordi dove hai sparato, perché anche il fatto che lì tu non abbia trovato nulla è una informazione". Non lontano dalla casa di Nonno Ampelio, uno dei quattro vecchietti investigatori del BarLume, ci sono i Sassi Amari, il litorale di Pineta. Abbandonato lì, viene trovato il cadavere di una bella ragazza con un particolare tatuaggio. Lei viene presto identificata, dal figlio dell'anziana presso cui lavorava, come la badante ucraina della madre. Le colleghe connazionali si affrettano ad accusare il marito della ragazza, un balordo che la tormentava. E il caso sembra avviato a una veloce conclusione. Tra i Vecchietti serpeggia la delusione. Visto anche che l'indagine è affidata a un altro commissariato, e non all'amica vicequestore, la fidanzata di Massimo il Barrista. Ma è l'ostinazione senile che fornisce alla Squadra Investigativa del BarLume l'intuizione decisiva. E grazie anche all'intermediazione di un altro squinternato, il compagno Mastrapasqua che delle ucraine conosce usi e costumi, il vicequestore Alice Martelli può raddrizzare un'inchiesta cominciata con il piede sbagliato.
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Autore:
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Anno edizione:2016
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CRISTIAN CARLI 01 dicembre 2017
Per me ogni romanzo di Malvaldi è una garanzia. Adoro il suo modo di scrivere, ironico e sagace. Se poi i romanzi sono quelli della serie “I delitti del BarLume” allora sono sicuramente da non perdere. Simpaticissimi i cinque vecchietti che si ritrovano al bar di Pineta per passare il tempo alla ricerca di delitti da risolvere. Questa volta gli anziani investigatori dovranno vedersela con una serie di fatti strani: un cadavere ritrovato su una scogliera, delle villette che subiscono atti vandalici e una ragazza americana scomparsa. Toccherà a loro capire se tutti questi eventi hanno un filo conduttore.
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Durante la lettura ho spesso avuto la sensazione che lo abbia fatto un po' per andare sul certo, un po' per via della pressione dei lettori, che questa serie la hanno amata davvero tanto, un po', forse, perché anche l'editore sapeva di di andare a colpo sicuro. Insomma, diciamocelo: Malvaldi, BarLume, Ampelio, Massimo &co. È quasi come sparare sulla Croce Rossa. E infatti, io per prima mi sono catapultata a reperire la copia tanto bramata e non ho atteso che poche ore per iniziarne la lettura. Ecco, forse avrei dovuto evitare. Perché se l'ultimo romanzo di questa serie, Il telefono senza fili, mi aveva lasciato un bel ricordo degli amati personaggi, con questa storia tutto sfuma in toni grigi e cupi che, sicuramente, non mi faranno rimpiangere né Massimo né il BarLume. Leggere questo romanzo è stata una gran fatica. Perché se ho tra le mani Malvaldi e, soprattutto, il BarLume, ho delle aspettative alte. Ho trovato conforto nelle parole de La Lettrice Rampante, che Malvaldi lo ama sicuramente più di me e che, con me, ha condiviso questa sensazione di malfatto che questo romanzo mi ha trasmesso.
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