Questa è la storia di un bambino e del suo dolore che lo accompagna sempre e fedelmente come un cane. E di una bambina sottile che guarda sempre diritto negli occhi perché è solo lì che sa guardare. La città in cui vivono è un posto ordinario, uguale a qualsiasi altro luogo nel mondo, in cui albergano persone con il proprio dolore. Un ambiente essenziale, da risultare quasi ostile, in cui il nostro bambino preferisce il cimitero alla compagnia dei vivi, ama rifugiarsi nella nostalgia e scrive lettere mentali alla bambina che potrebbe frantumarsi improvvisamente, che poi non spedisce mai. Con uno stile poetico e una potente lucidità la condizione umana si rivela a noi in forma fiabesca e non possiamo far altro che leggere e leggere e continuare a leggere. E' un libro vero, struggente, fuori dal comune, da sfogliare lentamente assaporando parola per parola, mentre con una mano lo stringiamo forte a noi e con l'altra accarezziamo il nostro dolore.
Un bene al mondo
Un bene al mondo, fra i romanzi più potenti e struggenti degli ultimi anni, porta in sé la forza del classico: raccontando di questo bambino e della sua ferita, libera sé e noi tutti dalla vergogna che si prova per il proprio dolore trasformandola in una visione, in un gesto di profonda umanità e di grande letteratura.
C’era una volta un bambino che aveva un dolore, non se ne separava mai. “Il dolore era fedele al bambino”, ed era solo con lui che voleva giocare. Il bambino se ne prende cura, lo nutre, lo accompagna ai margini del piccolo paese ai piedi di una montagna, nel bosco, lo tiene con sé a scuola, sotto la tavola quando mangia. Anche il padre del bambino ha un dolore, che a volte, senza preavviso, butta giù le porte della casa, e latra con urli che sembrano arrivare dal centro del mondo. Quel dolore così distruttivo spaventa il bambino e lo fa sentire solo: almeno fino a quando, insieme al suo cucciolo, conosce la bambina sottile che vive oltre la ferrovia. Allora ogni cosa prende la forma di lei, le foglie che cadono sono le sue mani, il passaggio a livello le sue ciglia che sbattono, i binari le sue gambe esili distese nell’erba. Andrea Bajani dà vita con la purezza della favola a una storia commovente e vera, delicata e violenta insieme.
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Anno edizione:2024
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Formato:Tascabile
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Barbara PAVESIO BENEYTON 25 novembre 2016
Un bambino. Una bambina. I genitori. Il dolore. L'amore. Un paese. Un confine. La città. Questi gli ingredienti del libro. Nessun nome. Nessuna data. Quindi, come dice la II di copertina, una storia universale. Che dice anche "se non nascondi quello che ti fa male, la vita ti sorprenderà ". Il ritmo è quello di una favola. Ma favola evoca storia di fantasia. E invece questo libro è tutt'altro che fantasia e immaginazione. Per me è stata una vera scoperta. Pagina dopo pagina. Tante le parti evidenziate. Si evidenziate perché l'ho acquistato su kindle: ero in partenza. Era notte. Ma desideravo leggerlo in quel momento. E quindi solo kindke era possibile. Ma tanto appena torno me lo prendo in carta e ossa PS il finale me lo sono letto 3 o 4 volte. Non perché non lo capissi. Perché bellissimo e struggente.
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Vivere significa portare sempre con sé il proprio dolore. A volte pure quello degli altri. Di uno o di tanti. E quel dolore può essere l'unico bene della nostra esistenza, ciò che ci rende meno soli, più forti. La storia di Bajani non è una favola, anche se ne ha il tono e le cadenze. È la vita. La tua. La mia. Quella di tutti. Il legame col dolore spesso e' indissolubile. Fa parte dello stare delle e nelle cose. E se riesci ad integrarlo e' un valore aggiunto, elemento cardine per vedere tutto il resto. Anche quello che rimane silenzioso ed invisibile.
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