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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2011
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Una serie di racconti brevi, attinti tutti dalla realtà sociale ed umana della Russia sovietica, che, per chi non ha ancora letto i suoi capolavori, danno la misura della potenza letteraria ed espressiva di questo sbalorditivo scrittore. Alcuni di essi, come la Madonna Sistina e Mamma colpiscono l'anima, il primo per la capacità di un quadro di Raffaello di penetrare anche nella sensibilità di feroci dittatori, e di porre in chi lo osserva domande premonitrici sul destino dell'umanità e sul suo smarrimento di fronte alle azioni dell'uomo e al suo libero arbitrio. L'altro è uno spaccato dei tempi sanguinari della repressione staliniana, che fagocita tutto e tutti, vittime e carnefici, e che lascerà negli orfanotrofi sovietici decine di orfani, i cui genitori erano stati spazzati via dalle persecuzioni e dalla follia stalinista. Notevole è anche il capitolo sul viaggio dello scrittore in Armenia, dove la sua prosa attenta e profonda riesce a penetrare la natura, lo spirito e l'anima di un popolo, gli armeni appunto, al punto da farceli amare e riconoscere come nostri e suoi fratelli. Che dire, tutto quello che leggo di Grossman mi sembra grandioso.
L’angolo di visuale di Grossman è diverso da quello di ogni altro autore che mi sia capitato di leggere, si tratti di narrare i pensieri di un mulo o di descrivere le montagne armene. È un angolo dal quale è possibile mettere bene a fuoco la vita, l’amore, la libertà e l’uomo. Le opere di Grossman son poche, ma dicono già tutto. Qui alcuni straordinari racconti - “La madonna sistina”, “La strada”... non tutti già disponibili da noi – ed il reportage di un viaggio in Armenia. « Non c’è nulla di più bello al mondo del cuore vivo di un uomo. Della sua capacità di amare, credere, perdonare, sacrificare ogni cosa in nome dell’amore. Ma anche i cuori vivi dormono il loro sonno eterno nella terra dei cimiteri. I monumenti funebri, gli epitaffi, i fiori sulle tombe non ci fanno vedere, non ci fanno cogliere l’anima di un defunto, il suo amore e il suo dolore. La pietra, la musica, il pianto, le preghiere non sono in grado di trasmetterne il mistero. E di fronte alla sacralità di questo mistero muto le fanfare e i tromboni dello Stato, la saggezza della storia, la pietra dei monumenti, le parole e le preghiere gridate meritano solo disprezzo. Sono loro, la morte. » pg. 69.
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