Libro molto interessante, viene istintivo leggerlo in poco tempo. Nonostante i fatti è innegabile che Danilo Di Luca sia stato un simbolo del ciclismo italiano ed internazionale, ma è stato anche il primo ciclista nella storia a venire radiato per doping. Doping: la parola che tutti conoscono ma che si tende a nascondere sotto al tappetto. In questo libro Di Luca parla dei suoi esordi, della difficoltà a competere con i professionisti stando soltanto a "pane e acqua", e di come poi si sia evoluta la sua carriera. il suo è un tipico esempio di come quando vinci sei tutto e quando ti scoprono non sei più nessuno. Anzi, ancor peggio, sei un traditore.
Bestie da vittoria
La gente non si rende conto che cos'è correre una tappa di 250 chilometri dopo venti giorni che sei in sella a una bici, la neve l'acqua il freddo il caldo la febbre la dissenteria il dolore la fatica. Quando sai che domani devi correre la stessa distanza e anche il giorno dopo e il giorno dopo ancora, tutto quello che puoi ingerire lo ingerisci. Non siamo eroi, siamo dei pazzi scatenati, dei coglioni. Gente che sta in dialisi, che si è bruciata le palle, che è morta per ispessimento della parete cardiaca. Per un ciclista l'importante è vincere, non pensi mai che ti ritiri, che ti possono beccare, che ti puoi ammalare, che puoi farti male. Esiste solo la vittoria. Quando i direttori sportivi dicono: "Non so niente", mentono. L'ambiente non ti obbliga a doparti, ti sollecita perché tutti hanno interesse che tu vinca, la squadra e gli sponsor hanno bisogno del campione, il campione crea un indotto che dà da mangiare a un sacco di famiglie. Ogni ciclista sa che tutti si dopano eppure nessuno parla. La verità è che nessuno di noi pensa di sbagliare, facciamo tutto quello che un ciclista professionista deve fare. La verità è che tutti si dopano e che tutti lo rifarebbero, la verità per la società civile è inaccettabile. Come si fa a dire la verità e a essere credibile? Bisognerebbe accettare l'inaccettabile. Questa è l'altra faccia del ciclismo, il racconto di quel mondo parallelo fatto di ipocrisia, interessi e giochi di potere che sta dietro ai colori, ai tifosi lungo le strade, ai carrozzoni festanti delle grandi gare. Un sistema cannibale di cui tutti sono a conoscenza, ma di cui nessuno parla, perché tutti hanno troppo da difendere. Un libro denuncia che chi fa parte del sistema non potrebbe scrivere. Solo uno che non ha più nulla da perdere, come Di Luca, radiato a vita per doping, poteva farlo.
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Marcella Locci 05 marzo 2017
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Bel libro! Anche per chi, come me, sceglie solitamente generi diversi e, soprattutto, non segue il ciclismo. E' un libro molto profondo e coinvolgente, scritto benissimo e che riesce a trattare un argomento molto difficile in maniera chiara, interessante e senza mai essere pesante o noioso. Ma soprattutto, al contrario di quello che si può pensare, non è un libro sul doping (non solo, per lo meno). E' un libro su un uomo che si mette a nudo e che racconta, in maniera molto vera, i limiti suoi e del mondo di cui ha fatto parte. Vale la pena leggerlo!
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