"Strana espressione, tra l'altro: la guerra per fare finire la guerra. Ma totalmente priva di senso, perché la guerra non farà mai finire alcuna guerra, nel migliore dei casi sarà stata una guerra in più." Riflessioni da dentro ospedali durante bombardamenti e tentativi di salvare vite umane che vengono ignorate anche da carte ufficiali e firmate da tutti. Buona idea quella di voler includere insieme alla carta d'identità una piccola copia del testo della Dichiarazione universale dei diritti umani.
Buskashì. Viaggio dentro la guerra
La buskashi è il gioco nazionale afghano: due squadre di cavalieri si contendono la carcassa di una capra decapitata. È violento, senza regole. L'unica cosa che conta è il possesso della carcassa, o almeno di quello che ne resta al termine della gara. È come il tragico gioco a cui partecipano i numerosi protagonisti del conflitto afghano. Una partita ancora in corso, solo che al posto della capra c'è il popolo dell'Afghanistan.Buskashi è la storia di un viaggio dentro la guerra, che inizia il 9 settembre 2001 con l'assassinio del leader Ahmad Shah Massud, due giorni prima dell'attentato di New York. Un viaggio "clandestino" per raggiungere l'Afghanistan nel momento in cui il paese viene abbandonato da tutte le organizzazioni internazionali e si chiudono i confini. L'arrivo nella valle del Panchir, l'attraversamento del fronte sotto i bombardamenti per raggiungere Kabul alla vigilia della disfatta dei Talebani, la conquista della capitale da parte dei mujaheddin dell'Alleanza del Nord, la Kabul "liberata": l'esperienza della guerra vista dagli unici testimoni occidentali della presa di Kabul.Un viaggio nella tragedia delle vittime, e insieme una riflessione sulla guerra, sulla politica internazionale, sull'informazione e sul mondo degli aiuti umanitari.
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Sarandom 22 settembre 2024Medici durante le guerre
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Yanina 23 luglio 2024La verità del più forte, la legge del vincitore.
“Il giusto altro non è che l’utile del più forte” Le profonde parole di Gino Strada sono un tentativo di risvegliare le coscienze addormentate. Le società attuali, perse nelle individualità e nella superficialità, hanno perso l'umanità. La natutalizzazione della guerra come un affare che ha come principali vittime i più deboli è di una immensa crudeltà. Con parole chiare e precise l'autore descrive una realtà che smaschera un sistema ingiusto che ha come protagonisti anche quelle organizzazioni che dovrebbero esistere per aiutare e non per essere partner nel grande affare della guerra.
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BrunoFx 09 gennaio 2023Un messaggio potente
“Sarò sempre contro la guerra, perché non sarei capace di vivere pensando a te in mezzo all’orrore. Ti voglio bene, a presto un bacio, Gino” Questo scrive Gino Strada alla figlia Cecilia nel suo diario di viaggio clandestino iniziato con un assassinio, quello di Ahmad shah Massud, e proseguito nel tentativo di raggiungere e superare il confine afgano nel settembre del 2001 per riaprire l’ospedale di Emergency di Kabul. Ma che in realtà è un tentativo di porre l’attenzione sul superamento della mentalità occidentale. Quella che ritiene la guerra un male necessario, ma dove il prezzo più alto lo pagano i civili. Di questo tratta questo libro, del superamento di un limite mentale, di un confine ideologico che va oltrepassato. Attraverso questo diario Gino Strada lascia ai noi lettori messaggi molto chiari, che non riconducono solo al desiderio di pace ma a molto di più. Pensieri e posizioni espresse consapevolmente perché frutto dell’esperienza in prima persona sul campo. Da questa esperienza spicca una verità molto cruda e cioè che in molti paesi i diritti umani vanno costruiti e non solo declamati. Tutti hanno diritto ad una vita dignitosa, libertà e cure mediche, che non si ottengono con politiche astratte e discorsi filosofici ma con azioni concrete, tradotte in istruzione, assistenza medica e lavoro. Gino Strada ci ha lasciato delle fondamenta sulle quali, lui ha cominciato a costruire la pace, il senso del dovere, di giustizia e questa è un’eredità che tocca a noi continuare. Una lettura ricca, fluida come lo stile dell’autore che fa emergere dalle macerie di una bomba esplosa, l’amore per il prossimo.
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