Le campagne italiane dall'Ottocento a oggi
Chi fu l'ultimo impiccato dalla giustizia feudale? Su questo interrogativo l'Autore innesta il trionfo della borghesia ottocentesca, usurpatrice di terre pubbliche e beni ecclesiastici eppur capace di presentarsi, ai propri mezzadri, come il corpo mistico del padrone. A scuotere il suo privilegio provvidero le agitazioni socialiste e, più ancora, il fascismo. Esso, con il nuovo corso monetario instaurato nel 1926, trasferì definitivamente il potere dalla borghesia agricola all'industriale: preparando il terreno alla riforma fondiaria democristiana del 1950. In questo volume, che si affianca al precedente Le campagne italiane da Roma antica al Settecento, Barberis è bene attento a cogliere la vocazione industriale delle campagne già presente, alla fine del secolo, nelle occhialerie cadorine, nei sediari friulani, negli scarpari della costa marchigiana. O la guerra del marchio tra milanesi e parmigiano-reggiani a proposito del famoso formaggio. Ancora nell'immediato dopoguerra Moravia irrideva al culto del cibo, così radicato nei contadini. Oggi i saloni del gusto lo hanno rivendicato come cultura italiana.
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Anno edizione:1999
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