Cantari della Guerra di Pisa - Antonio Pucci - copertina
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Letteratura: Italia
Cantari della Guerra di Pisa
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Descrizione


La battaglia di Cascina (28 luglio 1364) rimase a lungo nella coscienza storica dei Fiorentini come un'eclatante vittoria contro l'odiata, eterna rivale Pisa: ancora agli inizi del Cinquecento il gonfaloniere a vita Pier Soderini affidava a Michelangelo Buonarroti l'incarico di affrescare una parete della Sala del Maggior Consiglio, in Palazzo Vecchio, appunto con "La battaglia di Cascina", pur se l'opera non fu mai realizzata. Chi avesse voluto leggersi il resoconto in ottave di Antonio Pucci sulla guerra tra Pisa e Firenze del 1362-64 doveva finora ricorrere all'edizione settecentesca di Ildefonso di San Luigi, che pubblicò l'opera a partire da un manoscritto strozziano (Magl. VII 1126), certamente chiaro e gradevole, ma dal testo sicuramente ammodernato. Questa edizione prende invece a fondamento il ms Kirkup (oggi BNCF Nuovi Acquisti 333), un codice sempre più frequentemente riconosciuto dagli studiosi come fondamentale per l'edizione delle opere pucciane. I sette cantari della Guerra di Pisa vi inaugurano la serie delle poesie "storiche" del Pucci, estendendo però questa volta la misura dei sirventesi alle dimensioni di un poema. Composti nel 1367, i cantari della Guerra di Pisa sono probabilmente il primo esempio in cui la forma del poema epico è utilizzata per cantare eventi della storia contemporanea, nell'intento di conferire a questi ultimi la stessa fisionomia esaltante delle imprese eroiche tramandate dalle chansons de geste.

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18 luglio 2017
216 p., Brossura
9788860324290

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Foto di Antonio Pucci

Antonio Pucci

(Firenze 1310 ca - 1388) poeta italiano. Fu campanaro e banditore del comune, autodidatta. La sua produzione abbondante e fortunata comprende sonetti, sirventesi, cantari incentrati su vicende della storia patria (ne dedicò sette alla guerra contro Pisa) e cavallereschi (Gismirante, Brito di Brettagna, Reina d’Oriente, Apollonio di Tiro e Madonna Lionessa), una riduzione in 91 canti in terzine della Cronica di G. Villani (Centiloquio) e un poemetto in terzine sulle usanze popolari della sua città (La proprietà di Mercato Vecchio): opere tutte che, per la facile ispirazione e per l’immediatezza del dettato, si rivelano destinate a un rapido consumo popolare. Sempre incline a un moralismo sentenzioso e fondamentalmente conservatore, con le sue rime popolareggianti, a sfondo politico e civile,...

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