Carteggi con Luigi Billi e Marianna Giarrè Billi (1860–1906; 1865–1905) - Giosuè Carducci - copertina
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Carteggi con Luigi Billi e Marianna Giarrè Billi (1860–1906; 1865–1905)
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Descrizione


«Con voi la miglior vita / Dileguossi, ahi, per sempre!, anime care; / Qual di turbato mare / Tra i nembi sfugge e di splendor vestita / Par da l'occiduo sol la costa verde / A chi la muta con l'esilio e perde». In questi versi del Congedo di Levia Gravia il compianto per la morte dell'amico Torquato Gargani è per Carducci anche commiato da un mondo e da una stagione della vita, quella trascorsa con i primi compagni fiorentini, che ora, nominato professore a Bologna, si lasciava alle spalle. Lo stesso stato d'animo è espresso dal poeta nella prima lettera a Luigi Billi, anche lui rimasto a Firenze. Ma da questo amico, medico di vaglia e curioso antropologo, volontario garibaldino, prima socialista e poi crispino, e dalla moglie Marianna Giarré, poetessa e docente coinvolta nella riforma degli studi superiori femminili, Carducci non si staccò mai veramente. Nella casa fiorentina dei Billi sostò tutte le volte che si fermava a Firenze, e la loro dimora nel Mugello fu a lungo anche per lui un buon retiro, dove poteva incontrare solo gli amici più cari: Mazzoni, Barbi, Ferrari, tra gli altri. Lo scambio delle loro lettere - ora fitte, ora sparse, in quasi cinquant'anni della vita del poeta - rende più verde e nitida la costa ch'egli temeva di aver perduto: viaggi, soggiorni, complicità, spaccati di vita vissuta. Forse questo carteggio rivela un Carducci meno noto e senz'altro dà voce per la prima volta a due personaggi notevoli, ancorché minori, del nostro Ottocento post-risorgimentale.

Dettagli

28 ottobre 2024
359 p., Brossura
9791281716216

Conosci l'autore

Foto di Giosuè Carducci

Giosuè Carducci

(Valdicastello, Lucca, 1835 - Bologna 1907) poeta italiano. La vita e le opere Suo padre, carbonaro, era medico condotto e Giosue trascorse la fanciullezza in Maremma, prima a Bolgheri e poi a Castagneto. Nel 1849 la famiglia si stabilì a Firenze, dove C. frequentò le scuole degli scolopi; cominciava intanto a delinearsi la sua formazione umanistica attraverso una serie sterminata di letture: tra i latini Orazio, Virgilio, Ovidio; tra i moderni Alfieri, Foscolo, Leopardi; e in tale linea s’inseriva anche, precoce, l’avversione per Manzoni e il manzonismo. Nel 1853 entrò alla Scuola normale di Pisa, dove si laureò nel 1856 con una dissertazione sulla poesia cavalleresca. Passò quindi a insegnare retorica alla scuola secondaria di San Miniato al...

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