Una cartolina giunta in ritardo
Boris Baljasnyj, catapultato dall’Ucraina all’Estonia in epoca sovietica, è diventato una delle voci più autorevoli della cosiddetta “poesia estone di lingua russa”. Accanto alla poesia russa c’è la “poesia russofona”: i poeti che scrivono in russo nel cosiddetto “estero vicino” (lo spazio ex sovietico). I poeti russofoni d’Estonia sono estremamente interessanti. Se in Russia si continua con le forme tradizionali, nel punto di contatto tra la Russia e il Baltico, in una periferia marginale di una “grande letteratura”, si accoglie l’esperienza europea. Questi intellettuali baltici hanno sempre percepito di essere alla frontiera tra Russia ed Europa, di essere parte della storia europea, e non della “storia imperiale russa”: si è mantenuto il dialogo con l’Occidente, bruscamente interrotto in altre zone del cosiddetto “impero”. Oggi rappresentano un’interessante cerniera tra Occidente e Oriente: da un lato fanno parte della “diaspora”, vena rilevante della poesia russa contemporanea; dall’altro si ricollegano idealmente ai letterati dell’Europa Unita.
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