Questo pamphlet nasce da una conferenza tenuta dall'autore nell'autunno del 2021. Se avessi letto prima questa nota, che si trova in una delle ultime pagine del libro, forse sarebbe stato tutto più chiaro, quantomeno avrei concepito meglio lo stile di scrittura. E' una tipologia di libro che va fuori dai soliti generi che leggo, quindi questo potrebbe influenzare la mia considerazione di esso. Tuttavia, risulta un dato di fatto la sua frammentarietà. Ho trovato molto difficile rimanere concentrata nella lettura, che risulta un agglomerato di concetti di cui l'autore dà un input ma non approfondisce veramente nessun tema. Soprattutto, non esprime sue considerazioni personali, ma, leggendo le note, si comprende quanto delle sue parole siano in realtà delle citazioni. Inoltre, pensavo che avrei trovato di più circa l'aspetto personale del rapporto con suo padre. Credevo che, partendo da questo argomento, avrebbe sviscerato ampiamente il concetto di origine ed ereditarietà. Invece del padre non c'è quasi niente, sembra solo un contorno al giudizio generale sulla società, la politica, l'economia, l'ecologia... Infine, per gusti totalmente personali, non mi ritrovo quasi per niente con il cinismo dell'autore. Sono comunque contenta di essere riuscita a portare a termine questo libro, nonostante le difficoltà, anche se penso che tra non molto mi sarò completamente dimenticata del suo contenuto.
Il cartone di mio padre. Storia e critica di un'eredità
Alla morte dell’uomo che «si diceva fosse stato suo padre», il narratore riceve una grande scatola di cartone. La mette da parte per venticinque anni. Quando decide di aprirla, si spalanca una voragine: documenti, debiti, sentenze, un’intera esistenza che parla di fallimenti. E un’eredità che non è solo famigliare, ma politica, culturale, sociale. Lukas Bärfuss affronta la materia incandescente dell’origine - la povertà, la vergogna, l’esclusione - e ne fa il fulcro di una riflessione narrativa su ciò che trasmettiamo e riceviamo: nomi, case, destini, ruoli, bugie. Dai miti biblici a Darwin, dal diritto romano a Wittgenstein, «Il cartone di mio padre» interroga con lucidità implacabile i fondamenti della proprietà, del privilegio e della genealogia, e denuncia il principio stesso dell’eredità come un meccanismo d’oppressione. Un memoir politico e filosofico, dirompente come una confessione, affilato come un pamphlet. Un libro urgente, che smonta pilastri considerati irremovibili e reclama una diversa idea di futuro: un’ecologia dell’eredità.
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Anno edizione:2025
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Erica C. Taranto 06 ottobre 2025Origine, frammenti e distacco: una lettura che non decolla
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