Casi clinici. Vol. 8: Paranoia e omosessualità in due storie di donne
«L'innamorato è ancor sempre il padre, al posto della madre è subentrata la stessa paziente. La persona che origlia deve essere allora un estraneo. Possiamo ora vedere in che modo la paziente si è liberata dalla dipendenza omosessuale dalla madre: con un piccolo atto di regressione; invece di assumere la madre quale oggetto d'amore, si è identificata con lei, si è trasformata nella madre. La possibilità di questa regressione ci rinvia all'origine narcisistica della sua scelta oggettuale omosessuale, e perciò alla sua disposizione alla paranoia». (da un caso clinico di paranoia del 1915) «... l'analisi mostrò che la ragazza recava in sé fin dall'infanzia uno spiccato 'complesso di mascolinità'. Vivace e rissosa, non era affatto disposta a restare indietro rispetto al fratello di poco maggiore di lei; dopo averne ispezionato i genitali, aveva sviluppato una fortissima invidia del pene, e pensieri derivanti da questa invidia continuavano tuttora a occuparle la mente. Era invero una femminista, trovava ingiusto che le ragazze non godessero delle stesse libertà dei loro coetanei maschi e si ribellava contro la sorte della donna in genere...» (da un caso clinico di omosessualità del 1920)
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Edizione:3
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Anno edizione:1977
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