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In questi tempi di barbarie, facciamo nostra - e proponiamo a tutti - la "Preghiera a Dio" con cui Voltaire conclude il suo "Trattato sulla tolleranza": "Non più dunque agli uomini mi rivolgo, ma a te, Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi e di tutti i tempi. Se è lecito a deboli creature, sperdute nell’immensità e impercettibili al resto dell’universo, osare chiedere qualcosa a te, a te che hai donato tutto, a te i cui decreti sono immutabili ed eterni, degnati di guardare con misericordia gli errori inerenti alla nostra natura: che questi errori non generino le nostre calamità!... Fa’ che ci aiutiamo l’un l’altro a sopportare il fardello di un’esistenza penosa e passeggera; che le piccole differenze tra le vesti che coprono i nostri deboli corpi, tra tutte le nostre lingue inadeguate, tra tutte le nostre usanze ridicole, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate, tra tutte le nostre condizioni così disuguali ai nostri occhi e così uguali davanti a te: che tutte queste piccole sfumature che distinguono gli atomi chiamati «uomini» non siano altrettanti segnali di odio e di persecuzione... Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli! Che abbiano in orrore la tirannia esercitata sugli animi, così come esecrano il brigantaggio che rapina con la forza il frutto del lavoro e della pacifica operosità! Se i flagelli della guerra sono inevitabili, non odiamoci, non dilaniamoci a vicenda quando regna la pace, e impieghiamo l’attimo della nostra esistenza per benedire ugualmente, in mille lingue diverse, dal Siam fino alla California, la tua bontà che ci ha donato questo istante!"
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