È certamente diffìcile un confronto con la terribile vicenda dell'antisemitismo novecentesco senza incrociare il nome di Céline. Del resto, ancora un quarantennio dopo la sua morte, quello dello scrittore francese è uno dei nomi più ricorrenti nella cultura politica del radicalismo di destra europeo. Le ristampe delle sue opere sono ininterrotte; e se negli ambienti del radicalismo di destra europeo si preferisce ovviamente rieditare i suoi scritti antisemiti - nulla più che un ingenuo quanto grossolano tentativo di sottolineare come la tradizione dell'antisemitismo europeo possa vantare figure tutt'altro che secondarie sul piano intellettuale - il settore dell'editoria di alta cultura concentra la propria attenzione sui suoi romanzi, quasi a volere confermare l'esistenza di figure diverse di Céline: lo scrittore che irrompe di prepotenza nella letteratura del Novecento, sovvertendone i canoni, tanto che, anche a distanza di decenni dalla sua morte, non si vede scemare l'attenzione verso i suoi romanzi, e il rabbioso pubblicista politico, relegato alla damnatio memoriae, a causa del suo antisemitismo e della scelta collaborazionista (1940-1944).
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Brossura editoriale di pp. XXVI + 157. Opera in stato di nuovo. .
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Anno edizione:2011
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