Che cosa c'è sotto. Il suolo, i suoi segreti, le ragioni per difenderlo - Paolo Pileri,Gianni Biondillo - copertina
Che cosa c'è sotto. Il suolo, i suoi segreti, le ragioni per difenderlo - Paolo Pileri,Gianni Biondillo - copertina
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Letteratura: Italia
Che cosa c'è sotto. Il suolo, i suoi segreti, le ragioni per difenderlo
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Descrizione


Il suolo è bello. È una risorsa viva, unica e non rinnovabile - per generare 2,5 centimetri di suolo "vivo" ci vogliono 500 anni - che ci sostiene, ci nutre, ci fa respirare. E che noi calpestiamo e distruggiamo: la minaccia più grave è il consumo di suolo - in Italia si consumano 8 mq di suolo fertile al secondo - creato da interessi rapaci e da piani urbanistici dissennati e frammentati tra migliaia di comuni. Il suolo è un bene comune, "la più grande innovazione tecnologica naturale", "l'unica risorsa che trasforma la morte in vita, la cacca in cibo... dove c'è suolo c'è vita". Paolo Pileri lo racconta da una prospettiva scientifica ma anche urbanistica, politica ed economica. Ma questo libro non è solo un esemplare progetto divulgativo ma - tra le righe una lucida proposta politica: immagina un progetto culturale nuovo, un'idea di città, di paese e di cittadinanza. L'autore propone una vera e propria "pedagogia dei suoli", che investa tutti, dalla scuola, dove "si entra bambini e si esce cittadini", alla politica, ai responsabili della gestione del suolo. Il nostro paese - primo al mondo - ha inserito nella sua Costituzione (all'articolo 9) il paesaggio: i costituenti intuirono che era la registrazione vivente di una storia fatta di mille incroci, ibridazioni e stratificazioni. Facciamo nostra questa intuizione: il suolo non si salva da solo. Siamo noi che dobbiamo salvarlo.

Dettagli

160 p.
9788865161616

Valutazioni e recensioni

  • “Che cosa c’è sotto - Il suolo, i suoi segreti, le ragioni per difenderlo” è il nuovo libro di Paolo Pileri, docente di “usi del suolo ed effetti ambientali” al Politecnico di Milano. Un libro divulgativo di grande valore, un’analisi chiara e completa sul consumo di suolo in Italia, e per questo dolorosissima. Un libro che tutti gli italiani dovrebbero possedere ed interiorizzare: conoscenza, consapevolezza e coscienza, come direbbe Pileri. Quanto tempo ci resta per acquistarlo? Sicuramente meno di 200 anni, il tempo in cui gli italiani avranno distrutto le proprie vite; l’era di interminabili carestie, inquinamento e rifiuti. Circa 2 secoli è il tempo che gli italiani impiegherebbero, all’attuale ritmo cementificatorio (8 m2 al secondo) per seppellire tutti i 6 milioni di ettari di suolo pianeggiate coltivabile di cui ancora dispongono. Ma dall’esame di Pileri sembra emergere che il cannibalismo del territorio non è ascrivibile interamente alla Plutocrazia dei Poteri forti, come spesso ci si racconta in cerca di autoassoluzione: il Bel paese è saccheggiato dai suoi stessi abitanti che dicono di volergli bene. Ne è la prova il fatto che degli 8.048 comuni italiani, più del 70% non supera i 5.000 abitanti ed ha in gestione il 54% del territorio e del paesaggio nazionale. Cosa significa? Significa che la rapina dell’Italia comincia in un consiglio comunale composto da 6 – 7 persone (tale è il numero dei membri del consiglio in moltissimi comuni sotto i 5.000 abitanti) che non comprendono la portata delle loro azioni e negano le loro responsabilità. Significa che in un comune sotto i 5.000 abitanti si conoscono tutti e il voto di scambio è la regola. E sono proprio le logiche clientelari e familistiche, unitamente all’aumento della rendita fondiaria dovuto ai cambi di destinazione d’uso del suolo, che trasformano un campo in una stecca di case, 5 ettari in un ipermercato, 8 ettari in un centro commerciale e così via. Ma come dice Massimo Fini, giornalista e scrittore, se prendiamo tutto il denaro del mondo e lo buttiamo nel cesso l’umanità vive lo stesso, come ha vissuto per moltissimo tempo. Se prendiamo tutti i campi agricoli del mondo e facciamo altrettanto, l’umanità muore stecchita. Eppure, come racconta Paolo Pileri, tra il 1990 e il 2010 l’Italia, anzi, gli italiani, hanno ridotto la capacità interna di produzione di cibo per un equivalente di – 9,6 milioni di persone alimentabili, il 16% in meno degli italiani. Infatti la diminuzione di produttività agricola locale dovuta alla cementificazione, per sommatoria, cancella la sicurezza alimentare del Paese. Come si esce da questa spirale criminale? Abbattere la frammentazione amministrativa in favore di una sorta di bioregionalismo e il calcolo comunale del proprio “bilancio di responsabilità alimentare locale”, consistente nella stima dei prodotti agricoli producibili con i propri terreni agricoli, sono solo due delle molte proposte che ha in mente Pileri. Ma sopra ogni cosa Pileri sembra rivolgersi ai cittadini: “La base deve farsi sentire di più”. L’urbanistica – dice il docente – è un argomento rimosso dal discorso politico e da quello pubblico; argomento considerato noioso e solo per addetti ai lavori. Eppure occorre tornare ad occuparsi (e in fretta) di progetto del territorio, questione ambientale, uso di risorse, paesaggio. I soggetti che devono dare il segnale sono i cittadini, e se non vi è interesse difficilmente le soluzioni tecniche/politiche/economico – finanziarie avranno la possibilità di essere approvate e fatte funzionare. Altrimenti? Altrimenti continuiamo pure ad aumentare la dose di droga, abbagliati dalla seduzione del cemento e dall’idea di crescita che ci hanno appiccicato addosso, continuiamo a produrre, fatturare, lavorare, consumare sempre di più, fino a quando – avverte Massimo Fini – la gente sarà costretta a mangiarsi i marciapiedi. A quel punto, chi è in grado di comprendere, si compri un campo, ci coltivi qualcosa, e acquisti dei kalashnikov per difendersi da quelli che verranno dalle città. Ma non prima di aver letto e provato il libro di Paolo Pileri. Michele Favaron

Conosci l'autore

Foto di Gianni Biondillo

Gianni Biondillo

1966, Milano

Architetto e saggista scrive per il cinema e per la televisione. Fa parte della redazione di Nazione Indiana. Ha pubblicato per l'Universale di Architettura diretta da Bruno Zevi, Carlo Levi e Elio Vittorini. Scritti di architettura (1997) e Giovanni Michelucci. Brani di città aperti a tutti (1999). Nel 2001 ha pubblicato, per Unicopli: Pasolini. Il corpo della città, con un'introduzione di Vincenzo Consolo. Il suo primo romanzo, nel 2004 per i tipi di Guanda, è Per cosa si uccide, "un tributo di riconoscenza dello scrittore verso la propria città, che viene descritta in tutte le sue molteplici sfaccettature". Sempre per Guanda sono usciti Con la morte nel cuore  (2005), Per sempre giovane (2006), Il giovane sbirro (2007) e nel 2008 la raccolta di saggi...

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