Chi non legge è perduto. Cosa insegnano i grandi capolavori della letteratura - Vittorio Feltri - copertina
Chi non legge è perduto. Cosa insegnano i grandi capolavori della letteratura - Vittorio Feltri - copertina
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Letteratura: Italia
Chi non legge è perduto. Cosa insegnano i grandi capolavori della letteratura
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Descrizione

Con la sua penna caustica e spregiudicata, Vittorio Feltri mostra come questi testi siano una chiave per interpretare l'attualità, svelare le contraddizioni del potere e rileggere episodi della sua lunga carriera di giornalista, durante la quale è stato testimone diretto di alcuni tra i passaggi più significativi della storia italiana recente. Perché la letteratura, nell'epoca dei tweet e dei video di pochi secondi, resta uno degli strumenti più preziosi che abbiamo per coltivare e difendere il pensiero critico.


Se c'è qualcosa in cui noi italiani eccelliamo, è l'arte di raccontarci. Dalle botteghe artigiane ai bar di provincia, abbiamo affinato uno sguardo acuto sul mondo proprio nei luoghi in cui è nato il nostro senso di comunità, trasformando l'esperienza quotidiana in parole, modi di dire, battute, pettegolezzi e riflessioni profonde. È da questa materia viva che hanno attinto i nostri più grandi scrittori, da qui che sono nati i capolavori della nostra tradizione letteraria, nutrita di un immaginario collettivo in cui cultura alta e popolare si incontrano e si mescolano. I libri di Manzoni, Verga, Pirandello e di molti altri autori «che a scuola avete odiato con tanta passione» sono il cemento che tiene insieme l'identità nazionale di un popolo spesso diviso e confuso. Questo libro nasce dal desiderio di riscoprire l'energia e la vitalità di opere che ci appaiono lontane e polverose, ma che in realtà parlano ancora con forza al nostro presente: capolavori capaci di influenzare il nostro modo di pensare, di raccontarci e persino di fare politica.

Dettagli

23 settembre 2025
180 p., Rilegato
9788804806394

Valutazioni e recensioni

  • Antonio Poso Zurlo

    "Se c'è qualcosa in cui noi italiani eccelliamo, è l'arte di raccontarci". È una carrellata, a tratti dissacrante, nella letteratura italiana, in sedici suoi capolavori indiscussi, da Virgilio a Luciano De Crescenzo, passando per Dante (ça va sans dire), Machiavelli, Manzoni, Verga, Pirandello, D'Annunzio, Levi, Buzzati e Tomasi di Lampedusa. Autori, tra loro, molto diversi; opere, tra loro, molto diverse, ma che concorrono, tutte, a raccontare la nostra Italia e il nostro modo di interpretare l'essere italiani. Ciascun romanzo è attualizzato, in ogni trama vi è un cammeo dell'Autore, che ne attualizza il valore, ne ritaglia la storia, ne spiega il contenuto, con un abile inserimento (mai pindarico) di persone e personaggi che hanno popolato la nostra più recente storia politica. Ecco, quindi, che con il proverbiale stile sferzante, la vanità augustea si trasfigura in quella dei populisti di oggi, le novelle boccaccesche diventano un inno alla falsità nostrana, l'immobilismo dell'attesa di un qualcosa di non meglio precisato assurge a emblema di una condizione di sospensione forse, ormai, troppo italiana, la ridondanza delle parole dissimula le incoerenze dei contenuti. A tutto questo si aggiungono delle sapienti incursioni autobiografiche, di un autore, di uno scrittore, di un giornalista, che vede nella lettura di un classico un vero "atto di ribellione".

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Vittorio Feltri

1943, Vittorio Feltri

Vittorio Feltri è direttore del quotidiano «Libero» ed editorialista del «Giornale», di cui è stato direttore. In precedenza ha diretto «L'Europeo» e «L'Indipendente». Per Mondadori ha pubblicato diverse opere tra cui Una Repubblica senza patria (2013), Il Quarto Reich (2014), scritti con Gennaro Sangiuliano, Non abbiamo abbastanza paura. Noi e l'Islam (2015), Il borghese. La mia vita e i miei incontri da cronista spettinato (2018) e L'irriverente. Memorie di un cronista (2019).

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