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Anno edizione:
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Premi
1994 - Festival di Berlino - Orso d'oro per il miglior film
1994 - David di Donatello - Miglior film straniero
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Gerry Conlon è un hippie irlandese trapiantato in una comune di Londra quando viene arrestato dalla polizia inglese. In carcere Gerry incontrerà la dura vita dei detenuti e finalmente avrà anche l’occasione per riscattarsi da un’esistenza che fino a quel momento alternava furti di rame a altri espedienti. Sempre in carcere il ragazzo scoprirà che suo padre Giuseppe è un uomo realmente integerrimo non solo per gli insegnamenti biblici da lui seguiti pedissequamente. Giuseppe infatti, esattamente come Gerry, è stato incarcerato con il sospetto di essere anch’egli un soldato dell’IRA – l’esercito repubblicano d’Irlanda - e complice di una strage in un pub della capitale inglese. Nel 1993 la vita dell’attivista Gerald Conlon venne scandagliata dal regista Jim Sheridan in un climax di tensione e degrado. Il degrado della Belfast dei primi anni ‘70, lacerata da scontri sanguinari fra esercito inglese e manifestanti dell’IRA, e al tempo stesso il degrado nel quale precipitò tutto il mondo anglosassone autore di arresti preventivi necessari per cercare di arginare attentati che stavano affliggendo ogni angolo del regno. A fare le spese di questi provvedimenti un gruppo di ragazzi capeggiati da un perdi giorno irlandese impersonato da Daniel Day Lewis, reduce dal premio Oscar 1990 per il ruolo del pittore disabile Christy Brown. Il Gerry Conlon di Lewis diventa nuovamente una perla nelle sue sapiente mani, capaci di modellare come creta la propria arte a totale somiglianza di un uomo troppo velocemente etichettato come un assassino. La sceneggiatura s’aggiunge a questa interpretazione da Oscar dipanandosi su due piani narrativi; il primo che risiede nell’ evidente errore giudiziario che costò la libertà a un gruppo di innocenti e il secondo nel rapporto recuperato tra un padre e un figlio che inizialmente vede Giuseppe – impersonato dal caratterista Pete Postlethwaite – come un pavido uomo timorato di Dio e che invece ne apprezzerà la grandezza morale solamente convivendo con lui sei anni di carcere. Completa la pellicola una Emma Thompson, nel ruolo di una legale molto combattiva e a caccia della verità, tramutando il pluri premiato prodotto del regista Irlandese in un film assolutamente imperdibile.
Nel nome del padre è un gran bel dramma,un pò prevedibile in alcuni passaggi, ma sempre molto coinvolgente e a tratti anche angosciante. Di ottimo livello la regia che riesce a costruire scene semplicemente indimenticabili,dotate di una profondità e di una potenza uniche,bellissima in particolare quella dei fazzoletti infuocati che vengono gettati dalle finestre della prigione. Di altissimo livello la recitazione,in particolare quella di Daniel Day-Lewis,veramente spettacolare. Aggiungiamoci una gran colonna sonora ed abbiamo un film da vedere almeno una volta : imperdibile!
In un'Irlanda del Nord dilaniata dalle tensioni sociali l'esercito inglese presidia il territorio, mentre le bombe dell'Ira seminano il panico. Gerry Conlon, giovane scapestrato, viene mandato dal padre a Londra in modo da evitare guai con la polizia e i terroristi. Si trova quindi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Insieme ad alcuni famigliari, tra cui l'amato/odiato padre, e agli amici hippies viene accusato ingiustamente di essere il responsabile dell'attentato al pub londinese di Guilford. Ne uscirà 15 anni dopo, reclamando giustizia in nome del padre, morto in carcere senza essersi vista riconosciuta la completa innocenza. E' un film-denuncia su un clamoroso errore giudiziario: suscita quasi fisiologicamente indignazione, sete di giustizia. Scuote le coscienze. Anche grazie a un ottimo cast e a una regia essenziale, dinamica, che non indugia mai nella mera retorica.
Recensioni
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