Ci troviamo in un mondo pre-medievale (accenni alla Roma della decadenza, oppure alla Grecia delle Polis), nel paese dei Khaiem, un territorio-coalizione formato da una manciata di città-stato nate dalla morte di un impero secolare. L’attività principale di questi centri è il commercio, che praticano con particolare abilità, rispetto ai vicini territori dei Galt e delle Terre Occidentali, grazie all’arte dei Poeti e dei loro Andat. I primi non sono altro che maghi mentre i secondi sono “Pensieri, tradotti dal poeta in una forma che include un atto di volontà”, aspetto già di per sè molto originale e tutto da scoprire. A questo punto si può già notare una differenza dal resto del fantasy: mentre in molte altre opere l’elemento magico serve a differenziare l’agente dalla razza umana e dai suoi scopi, qui l’elemento esterno è completamente succube al potere umano. Egli possiede il controllo e lo usa per il più basso degli obiettivi: l’acquisizione smisurata di ricchezze. Da qui il pretesto del racconto che mette in moto una cospirazione atta a distruggere tale primato. Se la premessa è molto originale, questo vale anche per la trama: l’attenzione è concentrata sul dramma umano affrontato dai cospiratori e da alcune delle figure chiave di Sarayketh, le quali vivono, durante tutta la durata del libro, in una condizione di semi-incompiutezza. Infatti, tutto quello che i personaggi avevano conseguito fino ad allora, ogni certezza che avevano minuziosamente collezionato durante la loro vita, viene sgretolata dall’impietoso avanzare degli eventi. Questo sali e scendi tra evento e protagonista è il vero punto forte del libro, imprezosito anche da elementi estremamente realistici atti a rendere il mondo popolare vivo e concreto, quali brevi escursus corali sui pettegolezzi della città e la costante presenza dell’etichetta e del galateo, fatto di gesti costituiti, i quali confermano che la vicenda non viene staccata e posta in una sorta di empireo, ma è invece ben integrata con il normale ciclo che vive il resto della realtà fantastica. Alla fine, ogni tassello è al proprio posto e l’ordinarietà dei personaggi non fa che avvicinarli di più a noi, rendendo inutile quella sospensione dell’incredulità che noi tutti lettori, non più proprio bambini, abbiamo bisogno di richiamare ogni volta che cerchiamo qualcosa che ci faccia sognare.
Le fiorenti città dell'estate, dominio dei Khaiem, vivono da lungo tempo nella pace e prosperità garantite loro dagli Andat, pensieri dotati di forma umana e poteri quasi divini. Vincolarli e controllarli è compito dei poeti, che per questo rivestono una posizione di prestigio presso i Khaiem e all'interno della società. Saraykeht, una delle cittadine più opulente, la cui fortuna si basa sul commercio del cotone, diviene però il bersaglio di un'elaborata congiura in cui ciascun abitante è ridotto a una semplice pedina in un complesso gioco di intrighi e sotterfugi. Un'ombra si allunga così sulle città dell'estate e sul loro futuro: la povertà e la guerra che per secoli non le hanno toccate ora potrebbero essere di nuovo alle porte.
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Anno edizione:2009
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FEDERICO BUGONI 23 dicembre 2011
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