Le civiltà del disagio. Dispacci da Lahore, New York e Londra - Mohsin Hamid - copertina
Le civiltà del disagio. Dispacci da Lahore, New York e Londra - Mohsin Hamid - copertina
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Letteratura: Pakistan
Le civiltà del disagio. Dispacci da Lahore, New York e Londra
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Descrizione


"Se la globalizzazione ha da prometterci qualcosa, qualcosa che possa spingerci ad accogliere a braccia aperte il caos che ne deriva, allora quel che ha da prometterci è questo: saremo più liberi di inventare noi stessi". Con tale dichiarazione di intenti si apre questa raccolta di articoli e brevi saggi di uno dei più provocatori e stimolanti narratori del nostro tempo. Ma nel mondo globalizzato abbiamo davvero la libertà di inventare noi stessi? Tutto sembra indicare il contrario, perché ogni pretesto è buono per imprigionarci in quelle "illusioni dilaganti, pericolose e potenti" che portano il nome di civiltà. Hamid lo chiama il giogo del depistaggio: "Ci viene detto di dimenticare le fonti del nostro disagio perché c'è in gioco qualcosa di più importante: il destino della nostra civiltà". E così finisce per sembrarci inevitabile che provare inutilmente a respingere l'immigrazione e a sigillare le frontiere sia più importante che porre rimedio al disordine economico e alle crescenti disparità sociali. Muovendosi fra i ricordi personali e la riflessione politica, fra la letteratura e la cronaca, Hamid guarda al mondo che ci circonda con gli occhi di uno scrittore cresciuto fra il Pakistan e gli Stati Uniti, vissuto a Londra e tornato di recente ad abitare a Lahore. E leggendolo noi scopriamo che forse è possibile liberarsi dal giogo del depistaggio, e "mettersi insieme per inventare un mondo post-civiltà, e quindi infinitamente più civile".

Dettagli

200 p., Brossura
Discontent and its civilizations
9788806225100

Conosci l'autore

Foto di Mohsin Hamid

Mohsin Hamid

1971, Lahore (Pakistan)

Mohsin Hamid è cresciuto in Pakistan ma in seguito ha frequentato la Princeton University e la Harvard Law School, lavorando poi per diversi anni come consulente aziendale a New York. Il suo primo romanzo, Nero Pakistan, tradotto in Italia da Piemme, ha vinto il Betty Trask Award, è stato finalista nel PEN/Hemingway Award ed è stato un Notable Book of the Year per il «New York Times». Suoi articoli e saggi sono apparsi su «Time», «The New York Times» e «The Guardian». Grande successo internazionale anche per il suo romanzo Il fondamentalista riluttante (Einaudi Supercoralli, 2007 e Super ET, 2008), dal quale la regista Mira Nair ha realizzato un film - The Reluctant Fundamentalist (2012) - collaborando con lui per la sceneggiatura.

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