….Perchè ci avete salvati? Perche siamo italiani e in mare funziona così Il COMANDANTE…. Un libro da leggere coinvolgente e duro per la vita che si svolge sotto il mare e gli affetti che aspettano a casa durante una dannata e sempre inutile guerra
Comandante
Un ufficiale della Regia Marina italiana, in piena guerra, disobbedisce agli ordini tedeschi e salva i nemici appena affondati col suo sommergibile. L’avvincente racconto dell’atto eroico compiuto da un nostro connazionale durante la Seconda guerra mondiale è anche il grido altissimo, senza tempo, dell’indignazione e della speranza contro la barbarie di ogni conflitto.
«La storia di quest'uomo, così come l'hanno raccontata De Angelis e Veronesi, mi ha emotivamente molto colpito e ogni pagina interroga anche su che cosa siamo diventati». - Nello Scavo
«A un certo punto, sembra proprio di stare dentro una torre di Babele. C’è chi parla sardo, chi napoletano, chi un francese un po’ biascicato. Ognuna di queste lingue è un codice tra chi si capisce, però ce n’è una che capiscono tutti, che è quella dei cannoni e della guerra. Quando si grida «fuoco!» o «ai ripari», si sa cosa bisogna fare, e il sommergibile diventa solo una macchina, che attacca o si inabissa. Quella del Comandante è una storia vera. Pare assurdo, perché sembra di trovarsi in Ventimila leghe sotto i mari, e invece è una cosa successa davvero.» - Alessandro Tacchino
“Si dicono tante cose di lui, che era a bordo del Malaspina quando ha affondato la British Fame, che è un mago, un fachiro, un ipnotizzatore, che non dorme mai”: questo sanno del loro Comandante gli uomini che all’alba del 28 settembre 1940 si imbarcano sul sommergibile Cappellini per andare alla guerra. Sanno anche che il Comandante potrebbe rimanere a terra, al riparo, perché un incidente lo ha condannato a vivere in un busto d’acciaio che gli toglie il fiato. E invece lui, Salvatore Todaro, è lì, pronto a guidarli al di là delle mine che rendono Gibilterra una trappola, a combattere per l’Italia nell’oceano aperto, e “quando lui è sicuro, ti senti sicuro”. Marcon, aiutante di bordo, il volto sfigurato dall’acetilene e quell’accento venexian che piace tanto al Comandante. Schiassi, il marconista, che con l’idrofono ausculta le profondità. Stumpo, il motorista-corallaro, capace di riconoscere i polpi femmina. Stiepovich, il tenente di Trieste che ha portato con sé il violino. Giggino, il cambusiere, che ancora non sa quanto scaldano il cuore le patatine fritte... Sono le loro voci a raccontare la sorda monotonia delle ore in immersione e il momento cruciale in cui, lungo la linea immobile dell’orizzonte, si profila la sagoma di un mercantile a luci spente. Bisogna affondarlo, sfidare la morte propria e quella dei nemici: è allora che il Comandante prende una decisione fatale, capace di rischiarare la notte. Perché i corpi che galleggiano nel mare nero per lui non sono nemici, sono naufraghi. Raccontando e restituendo al nostro legittimo orgoglio uno degli episodi meno conosciuti e più luminosi dell’ultima guerra, Edoardo De Angelis e Sandro Veronesi denunciano la barbarie di ogni conflitto e celebrano la grandezza dei valori dell’umanità quando ci sono donne e uomini pronti ad affermarli nonostante tutto.
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Anno edizione:2023
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Angelo 01 gennaio 2025Profondo
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Loris 27 novembre 2023
Di norma diffido dei lavori a quattro mani, ma talvolta vale la pena fare un’eccezione. L’introduzione di Veronesi si raccorda con ‘Cani d’estate’ e illustra la genesi del romanzo, o meglio la sua necessità a fronte dell’attuale contesto storico e geo-politico. La narrazione in qualche modo sceglie la via dell’epica, con un ‘eroe’ e un coro di voci che illustrano desideri, paure, attese in uno scenario di guerra. Al centro non ci sono le imprese belliche e l’uso della forza (anche se scontri e duelli non mancano), ma l’umanità di persone che sono chiamate a scegliere, a rispondere a istanze etiche o ad attenersi a leggi e regolamenti. Al netto della meritevole testimonianza storica di eventi pressoché dimenticati, il romanzo si fa apprezzare anche per la qualità letteraria, va oltre il trattamento di una sceneggiatura filmica. Chi conosce Veronesi ne trova facilmente l’impronta in alcuni accorati monologhi.
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