La vita e la carriera di Danilo Sacco, narrata da lui in prima persona. Partendo dall’infanzia sino ad arrivare all’età adulta nella quale arriva velocemente la scelta d’intraprendere la carriera nel campo musicale. Poi l’approdo imprevisto e imprevedibile nei Nomadi e infine i problemi di salute e la decisione di abbandonare a sorpresa il gruppo per proseguire come solista. Una manciata di capitoli, una serie di ricordi e impressioni che con una prosa veloce e una narrazione in soggettiva portano il lettore da Agliano, il paese natio di Sacco, sino al centro del Tibet. Nel mezzo la carriera come vocalist del gruppo rock più longevo della penisola: I Nomadi, in sostituzione del defunto Augusto Daolio. Da li però la storia di Danilo prende una nuova piega. Attraverso una parte centrale nella quale vengono narrate, per iscritto e dettagliatamente, per la prima volta, le paure di un uomo che ha dovuto superare un infarto che lo ha portato ad un passo dalla morte, poi la ricaduta per la paura di non riuscire più a essere quello di prima e la lenta ripresa verso una vita segnata dal Buddhismo e dalla convinzione di dover abbandonare il gruppo, perché di cose da dire ce ne sono ancora molte e i Nomadi forse non fanno più per lui, né lui per loro. Un libro per chi apprezza la musica e un personaggio abbastanza onesto da mostrarsi per quel che è ovvero: “un contadino prestato alla musica che per quasi venti anni ha dovuto sostituire un monumento come Augusto”
Come polvere nel vento. La vita, la strada, la musica
È il 1993 quando Danilo Sacco, cantante della piccola band La Comitiva Brambilla, accetta una folle sfida: diventare la nuova voce dei Nomadi, a un anno dalla scomparsa del leggendario Augusto Daolio. Iniziava così la seconda vita del gruppo, coronata di grandi successi e centinaia di concerti l'anno in tutta Italia. Poi, nel 2009, un infarto rallenta la corsa di Danilo. "Dicono che dopo un colpo così si può reagire in due modi: morendo un po' ogni giorno per il terrore che ricapiti, oppure sentendoti un miracolato, uno che ha avuto il dono di rinascere." È quello che succede a lui: dopo pochi mesi Danilo è già sul palco, ripartito a testa bassa a macinare chilometri e note. Ma non tutto è tornato come prima. "Avevo avuto paura. Chi dice: 'Non ho paura di morire' lo fa perché non si è mai trovato faccia a faccia con la fine. Quel momento io l'ho vissuto e ho avuto il terrore di andare via lasciando la mia esistenza un'opera incompiuta. Questo pensiero mi ossessionava." È una consapevolezza dura quella che matura dentro Danilo, fino ad esplodere nella clamorosa decisione di lasciare il gruppo e riappropriarsi di spazi e tempi di una vita che era stato a un passo dal perdere. Ma si sa, le cose e le persone trovano sempre il modo di sorprenderti e, proprio quando credeva di aver raggiunto la pace nel proprio ritiro, Danilo scopre che la musica, per lui, non è ancora finita. Sta continuando a chiamarlo e il suo cuore adesso è pronto per rispondere all'appello.
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Anno edizione:2012
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Ciro Andreotti 01 luglio 2013
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