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Anno edizione: 1994
Anno edizione: 2021
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Al tempo in cui la psicoanalisi era ancora una curiosità, la protagonista di questo romanzo – donna di trascinante simpatia e vivezza – si stabilisce in una casa di cura perché un giovane analista le ha spiegato che soffre di un «complesso del denaro». Ma la paziente a tutto pensa salvo a prendere sul serio l’idea di curarsi. Stare in clinica significa per lei innanzitutto sfuggire per qualche tempo ai creditori, nell’attesa che si creino nuovi debiti e soprattutto che si manifesti quell’essere di cui, con fulminea percezione psicologica, ha colto tutta la potenza: il Denaro, appunto. Gli altri pazienti che la circondano (e presto saranno contagiati dalla sua dottrina) le appaiono tutti guaribili, più che con qualche sommovimento dell’inconscio, con una opportuna somministrazione di Denaro. Come Groddeck in una memorabile serie di «lettere a un’amica» aveva raccontato le avventure e i capricci dell’Es, così Franziska zu Reventlow ha tracciato con penna leggera e pungente, nelle lettere a un’amica che compongono questo romanzo, alcuni esilaranti capitoli dell’epos di quella potenza parallela, non meno duttile ed elusiva. È una storia di beffe, sogni e desideri, che ruota intorno a eredità, banche, fallimenti, casinò, imprese truffaldine come intorno ad altrettanti pianeti della psiche. L’inverosimile vicenda è puntualmente autobiografica. Pubblicato per la prima volta nel 1916, questo è il primo romanzo che viene tradotto in Italia di Franziska zu Reventlow, figura affascinante, audace e ironica della Monaco di Wedekind, di Klages e di George.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Questo libro è stata una piacevole scoperta. Non conoscevo assolutamente l'autore prima di questa lettura, e faccio ancora fatica a pronunciarne il nome. La protagonista di questo piccolo gioiello, una giovane donna di incredibile simpatia e bendisposta, si trasferisce in una casa di cura poiché un bravo dottore le ha rivelato che lei è malata del complesso del denaro. Ma la tipa non riesce a pensare a trarsi in salvo, ad accettare l’idea di doversi curare. Rimanere in nosocomio indica per lei evitare per un po' i creditori, nell'ansia che si formino giovani debiti e che lei venga finalmente nuovamente posseduta dalla potenza di quel Dio che tanti chiamano col nome sbagliato, dimenticandosi quello vero: Denaro.
Il romanzo è scopertamente autobiografico. Strutturato come romanzo epistolare, narra di una donna non più giovanissima che scrive ad un'amica in Germania da una casa di cura sulle Alpi italiane in cui si è rifugiata improvvisamente. Il motivo di questa sua fuga sono i debiti: assillata dai creditori, la protagonista ha conosciuto un medico freudiano che l'ha convinta di essere affetta da un complesso del denaro da cui potrà guarire solo con l'aiuto della psicanalisi. Nella vicenda si possono sicuramente rinvenire spunti e argomenti di potenziale estremo interesse, a partire da quello che avrebbe potuto essere il tema centrale del racconto: il ruolo del denaro nella società borghese di inizio novecento. Un altro argomento interessante è sicuramente rappresentato dalla psicanalisi, che per l'epoca era indubbiamente una novità ed aveva avviato una rivoluzione nel modo stesso di percepire e definire i comportamenti umani, il che stava tra l'altro cambiando anche il modo di fare letteratura. Vi è poi il tema del contrasto di personalità all'interno del piccolo gruppo chiuso, rappresentato anche attraverso la diversa estrazione sociale e culturale dei personaggi. Infine, come accennato, si trovano nel testo anche alcuni accenni al modo di pensare dell'autrice rispetto al ruolo della donna nella società.
Recensioni
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