Amo molto questo libro, anche io ho accostato alcuni brani della Cavalli a certe pagine di Carlo Emilio Gadda, soprattutto i paesaggi interiori talvolta malinconici, schiariti da certi focherelli di sarcasmo disseminati qua e là, dove la luce ci riporta alla nostra infanzia per rischiarare le giornate più dolorose. Anche se le prose qui riproposte non sono un 'unita organica e risultano scollegate, la qualità dei registri di scrittura, i tasti adoperati nelle varie forme di espressione, ci consegnano un libro di altissimo spessore.
Con passi giapponesi
Finalista al Premio Campiello 2020.
In queste pagine, troppo a lungo rimaste inedite per distrazione editoriale dell'autrice, è scritta la storia morale parallela, a rovescio, che ha accompagnato per decenni l'opera di uno dei maggiori poeti contemporanei.
"Patrizia Cavalli è uno dei piú letti e amati poeti contemporanei. Con passi giapponesi è il suo primo libro di prose" - Alfonso Berardinelli
In queste pagine, troppo a lungo rimaste inedite per distrazione editoriale dell'autrice, è scritta la storia morale parallela, a rovescio, che ha accompagnato per decenni l'opera di uno dei maggiori poeti contemporanei. Non propriamente narrativa né saggistica, o le due cose insieme, la genialità analitica e visionaria, percettiva e sintattica che qui sorprende il lettore non ha precedenti nella letteratura italiana del Novecento, se non forse nella prosa di Roberto Longhi, Elsa Morante, Goffredo Parise. Si tratta comunque piú di parziali affinità che di derivazione: perché in ogni suo capitolo, ognuno a modo suo e con stile diverso, in frammenti autobiografici, parabole aneddotiche, ritratti e microfilosofie dell'amore, dell'invidia o dell'estasi sensoriale, Con passi giapponesi ubbidisce a un solo comandamento: «Devo capire». Se la poesia, come ha detto qualcuno, è la sola scienza possibile di quanto nella vita non si dà altra scienza, queste prose di poeta rivelano capacità figurative, speculative e satiriche che nei libri di versi erano comparse solo occasionalmente e soprattutto in poemetti memorabili come La Guardiana , Aria pubblica , La patria , La maestà barbarica . Fin dal primo testo che dà il titolo al volume, chi legge si trova a contemplare un mondo comico-tragico, labirintico fino alla vertigine, in cui entrano in scena passioni senza esito e disperati, coattivi manierismi sociali in cui la vita si dissangua fingendo se stessa. Credevamo di sapere tutto di Patrizia Cavalli dopo aver letto i suoi libri di versi, ma questo libro di prose è una rivelazione. La genialità visionaria e realistica che qui sorprende non ha precedenti fra gli scrittori del Novecento, se non in grandi maestri come Roberto Longhi, Elsa Morante e Goffredo Parise. Eppure sembra che questo libro di abbagliante virtuosismo letterario sia nato fuori dalla letteratura, per ubbidire a un solo personale imperativo: «Devo capire».-
Autore:
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Anno edizione:2019
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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enzog11 15 gennaio 2023Alta qualità
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Giovanni Paci 13 luglio 2020
Siamo a livelli altissimi di scrittura. La densità lirica della poesia tirata il più possibile e prestata al racconto. I racconti sono molto brevi. La questione della lunghezza ha sempre un suo perché, non è vero che la quantità e le dimensioni non contino, contano sempre. Sono racconti un po’ più lunghi di quelli di una Amy Hempel, per dire, ma con una cura per lo scrivere profondissima, poeticamente dilatata appunto. Non che la Hempel non abbia cura della scrittura, per carità, ma la scrittrice americana adotta una cura orientale, più haiku, mentre la Cavalli accetta la sfida, per molti mortale, della cura della lingua italiana che, per quel poco che so, è difficile da manipolare. Non leggo poesie, se non raramente. La poesia mi incute timore. Mi mette soggezione. I poeti sono roba da Olimpo, gente di un altro pianeta. Io leggo racconti. Qui però siamo in una terra di mezzo nuova: la lirica dilatata e la prosa ristretta fino a quanto si possa farlo senza rompere tutto, fino, quindi, al livello massimo possibile. Ci si trova in mezzo a un vortice di finezza, un movimento ancora non scoperto tra il centripeto e il distopico. Lei, Patrizia Cavalli intendo, parla di frammenti di vita, di indizi o piccoli difetti o particolari laterali con una tale padronanza e grazia, tipo quelle donne, sarte senza titolo ufficiale, che cuciono a mano capolavori destinati a tavole e letti quotidiani. Ti attira con la scusa della prosa e ti infila dritto nella profondità della poesia senza lasciarti il tempo di accorgertene. Ormai hai letto caro, sembra dirti, perdona il sotterfugio. Sotterfugio benedetto.
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