Corelli e la malagiustizia. Le indagini del commissario Corelli
Il successo conseguito nella sua indagine di Bracigliano aveva guadagnato a Gennaro Corelli la stima del Segretario di Stato di Grazia e Giustizia, sua eccellenza Carlo De Marco e l’amicizia del marchese Miroballo e dell’avvocato La Porta, che aveva chiesto il suo intervento. La sua carriera, dopo anni di stagnazione, aveva ricevuto un salutare impulso. Era stato nominato commissario del quartiere Avvocata, un quartiere che stava arricchendosi di nuovi edifici architettonicamente pregevoli. Aveva lasciato il suo tetro appartamentino nei pressi di Santa Caterina a Formiello per uno più nuovo e luminoso nel nuovissimo palazzo Costantino alla Costigliola, non lontano dalla salita dell’Infrascata. La strada che menava al Vomero dove molte famiglie nobili avevano costruito le loro residenze di campagna. Il suo stipendio era cresciuto da 240 ducati annui ai quattrocento. Il suo ufficio era posto nei pressi della chiesa di San Giuseppe dei nudi sulla collina di san Potito. Dopo quell’episodio la sua vita aveva preso a scorrere in maniera regolare tra cause e processetti riguardanti essenzialmente liti sorte per motivi ereditari, richieste di sfratto di proprietari contro inquilini moro.
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Anno edizione:2017
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In commercio dal:4 settembre 2017
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