La coscienza del diavolo. Leonardo o il lato umano del calcio
Coraggio e dignità. Anche quando c'è da ammettere di essere diversi, forse incompatibili. Incompatibili con un calcio in cui il lato umano è un po' messo da parte. In cui i sentimenti finiscono in secondo piano. Leonardo Nascimento de Araujo è un uomo che vive di sentimenti. Ha vinto un Mondiale da calciatore ma ha anche studiato da manager, spinto da un innato desiderio d'imparare, retaggio della adolescenza in una famiglia che ha sempre avuto a cuore gli studi. La sua stella polare però resta il cuore. Un cuore che ha spesso battuto per il Milan, la società che ha storicamente contraccambiato di più l'affetto di Leo. "Nice guys finish last": così titolano i Green Day in una loro canzone, utilizzando quello che per un vecchio combattente del tennis come l'americano Brad Gilbert era diventato un aforisma. Leonardo è quello che definiremmo un bravo ragazzo, per la sua correttezza e la sua lealtà. Ma non arriva ultimo, perché ha il coraggio delle proprie idee, pur rispettando profondamente quelle altrui. Perché a il coraggio, spesso, di ragionare col cuore. I giocatori l'hanno capito, pur in una stagione difficile. I tifosi l'hanno sovente applaudito, nonostante due derby persi male. Il popolo del Milan ha preso una coscienza diversa. La coscienza del Diavolo.
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Anno edizione:2010
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