Leggendo Il potere dei sogni, scritto prima della morte di Pinochet, mi chiedevo come avesse reagito Sepulveda - torturato dal dittatore per mesi – una volta appresa la notizia. E così sono ritornata immediatamente in libreria: Cronache dal Cono Sud si chiude proprio con la morte e i funerali solenni al dittatore cileno. Si tratta di un libro politico come il precedente, un insieme di articoli apparsi su Manifesto o sfoghi mai pubblicati altrove, in cui Sepulveda, con una forza da capogiro, afferma la sua rabbia per l’oppressione che ha schiacciato il popolo cileno, il suo popolo, di cui continua a sostenere la bellezza, la carnalità, la fierezza, e per cui agogna la dignità. Di Sepulveda amo la capacità di essere lirico, essenziale e toccante (La gabbanella e il gatto che le insegnò a volare, Il vecchio che leggeva romanzi d’amore etc.), e al contempo, la fortezza, l’audacia, il senso critico e il coraggio delle parole (ne Il potere dei sogni e in quest’ultimo libro). In lui vivono diverse anime, ed è riuscito ad arrivare al fondo di ognuna di esse. Per questo riesce ad essere uno scrittore eccellente, perché crede nella parola, e non ha paura di usarla, sia che si tratti di temi soffusi, poetici e intensi, sia che si tratti di denuncia, di rabbia, di speranza e di ardore.
Cronache dal Cono Sud
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«I morti danno fastidio, le vittime danno fastidio, sono scomode, e quelli che chiedono giustizia sono ancora più scomodi.» Nel silenzio che circonda i perseguitati, però, c'è chi, come Luis Sepúlveda, non esita a mettere la propria penna al servizio di una legittima richiesta di equità. In questi brevi e densi testi, scritti tra la primavera del 2005 e il dicembre del 2006, quando muore Pinochet, a tratti pare di procedere lungo una galleria degli orrori. L'ombra cupa del Generale e della sua famiglia rapace aleggia ancora sul Cile e sui ricordi di chi ha conosciuto in prima persona la crudeltà del tiranno, e ora assiste alla sua scomparsa. Fantasmi di intolleranza serpeggiano per le strade della pur civile Francia e sollevano la protesta degli emigrati, a testimonianza del fatto che nessun luogo geografico ha l'esclusiva sulle prevaricazioni. Fanno rabbia l'ingiustizia e la prepotenza a chi si è sempre battuto per una società a misura d'uomo. Tuttavia, in questa lucida disamina, all'autore non viene mai meno la voglia di recuperare l'ottimismo. La speranza di una svolta c'è sempre. La incarnano un presidente donna alla guida del Cile, Michelle Bachelet; gli studenti in lotta, che rivendicano un sistema d'istruzione basato sulla qualità dell'insegnamento; i cileni che, dai più sperduti angoli del paese, hanno esercitato il diritto al voto, dando prova di maturità nelle scelte. Un libro in cui vibra la passione mai sopita di un grande scrittore e narratore, un libro in cui anche la denuncia e l'indignazione si trasformano in racconto.
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Collana:
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Anno edizione:2020
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ROSSELLA IANNONE 20 giugno 2007
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