La cultura figurativa nel palazzo Reale di Palermo. Le pitture murali e la quadreria
Il libro costituisce un primo inventario completo e di riordino della quadreria di Palazzo dei Normanni: non un catalogo in senso proprio, quanto piuttosto un regesto preliminare che deve rendere conto di una collezione composita e diseguale anche in termini qualitativi e, soprattutto nelle opere novecentesche approdate nei decenni dell'autonomia, occasionale nelle circostanze delle acquisizioni. I dipinti più interessanti sono, allora, in gran parte quelli che costituiscono anche una importante documentazione storica: la galleria di ritratti ufficiali - identico formato, pose simili - di Viceré, Presidenti e Luogotenenti del Regno in cui sfilano personaggi di rilievo nella storia isolana quali Caracciolo e il Principe di Caramanico; due vedute palermitane di grande formato, una anonima (e molto rovinata) del Piano del Palazzo e l'altra, di Pietro Martorana, che a volo d'uccello riprende la prima costruzione in legno della Casina alla Cinese, fatta edificare dal barone Lombardo, e poi rilevata da Ferdinando IV e fatta ricostruire dal Marvuglia (ed è una testimonianza eccezionale della topografia della zona dai colli sino a Valdesi prima dell' impianto del Parco reale). Di altre opere antiche - una tavola attribuita alla cerchia di Paolo Veneziano, la "Dormitio Virginia" di Baldassarre Peruzzi (spostato nella sede di rappresentazione a Roma della Regione), nature morte, scene di genere e di caccia di scuola fiamminga, una marina dello specialista Claude Vernet, pittore di corte di Luigi XV - sarebbe interessante sapere se siano approdate nelle collezioni dal mercato antiquario o siano arrivate al Palazzo già in età antica; altre ancora, come un "Incendio di Troia" di Monsù Desiderio e soprattutto la bellissima "Negazione di Pietro" di Filippo Paladini (collocato nella Torre pisana), con la sua singolare combinazione di eleganza manierista e chiaroscuro caravaggesco, sarebbero meglio valorizzate nei percorsi della Galleria regionale di Palazzo Abatellis. La stagione della pittura di paesaggio ottocentesca è ben rappresentata dai maggiori artisti siciliani dell' epoca, da Lojacono a De Maria Bergler (il celebre paesaggio con il Tempio d Giove a Siracusa, sistemato nella stanza dei dipinti siciliani), da Catti a Cortigiani e Mirabella; a cavallo dell' età umbertina quindi, quando nuovi temi celebrativi del giovane stato unitario e della sua infelice avventura coloniale come la grande "Battaglia di Dogali" del romano Cesare Biseo - ampio formato orizzontale, in anticipo sul cinemascope come molta pittura del tempo - variano il consueto orientalismo dell' epoca. Nel Novecento, ad autori importanti quali Rosai, Levi, Tosi, Guttuso (un paesaggio di Bagheria datato 1953 e invisibile per il pubblico) o rappresentativi della pittura siciliana del secondo dopoguerra (Pecoraino, Bonanno, Caruso) si affianca un folto gruppo di autori minori o addirittura sconosciuti, giunti in gran parte nelle altrimenti prestigiose collezioni del Palazzo attraverso donazioni.
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Anno edizione:2012
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