Villa Carafa, a Bari, ospita il museo delle cere a cui si recano in visita Andrea, all’ultimo anno di liceo, perennemente indeciso nella sua relazione con la fidanzata, e il nonno, un vecchio professore deluso dal fallimento del Socialismo. Quella che. almeno in origine, doveva essere una giornata di pura curiosità si trasformerà in un qualcosa di impensabile, in un viaggio che cambierà per sempre le loro esistenze. Infatti, in una sorta di allucinazione, le statue di cera prenderanno vita, chiedendo del dopo, cioè di quanto avvenuto dopo la loro scomparsa, e narrando la propria storia. Così faranno il poeta Nazim Hikmet, il guerriero longobardo Erchemperto, il monaco Cassiodoro, il regista, attore e scrittore Carmelo Bene, il brigante Giuseppe Schiavone, Federico II Hohenstaufen di Svevia, suo figlio Manfredi, ultimo sovrano del regno di Svevia, Gottfred il falconiere, ingaggiato da papa Onorio III per spiare re Federico II, Pierpaolo Pasolini, un Leonardo Sciascia dallo sguardo malinconico, e ci sarebbe spazio per molti altri, ma nel caldo afoso della città, con una temperatura interna al museo già elevata per un guasto all’impianto di condizionamento, scoppia un improvviso e vasto incendio. Non vado oltre, per via di un finale del tutto a sorpresa e bellissimo, che chiude nel modo migliore e diciamo unicamente possibile un racconto dall’atmosfera altamente surreale. Come in altre sue opere risalta la notevole fantasia dell’autore, a cui non manca certamente il dono della creatività, ma per quanto la lettura si presenti piacevole e di sicuro interesse il continuo avvicendarsi di personaggi, l’alternarsi di passato e presente richiede sovente un’attenzione particolare al fine di evitare possibili confusioni. E’ l’unico appunto che mi sento di fare a un’opera che comunque mi è piaciuta e che riconferma le eccellenti qualità di Raffaele Nigro, qualità che mi riprometto di verificare con ulteriori letture, con l’auspicio di trovarle sempre più che gradevoli.
Il custode del museo delle cere
In una Bari che profuma di fine estate, Andrea cerca di sopravvivere all'ultimo anno di liceo e ai tira e molla con la fidanzata, progettando la fuga verso un Nord che gli sembra carico di promesse. Finché il nonno, un intellettuale angosciato dal fallimento del Socialismo, gli propone un'insolita visita al museo delle cere. E lo fa con un'insistenza tale che è quasi impossibile contraddirlo. Perciò Andrea lo segue a Villa Carafa, l'antico e polveroso edificio che ospita il museo. Senza sapere che stanno per iniziare un viaggio dantesco destinato a cambiare per sempre le loro vite, e a destare nel giovane la passione politica. Perché all'improvviso la cera delle statue si farà carne e sangue, e i personaggi, bloccati in un eterno presente, prenderanno vita, ansiosi di strappare al corso inesorabile del tempo qualche istante ancora. Attraverso le loro voci straordinarie - quelle di Federico II, Leonardo Sciascia, Carmelo Bene, Cassiodoro e molti altri - nonno e nipote cammineranno per le strade della Ravenna bizantina, della Puglia infestata dai briganti, della Turchia infiammata dai conflitti della modernità, del Sacro romano impero devastato dalle invasioni barbariche. Sulle tracce di un passato che non accetta di essere dimenticato. Con uno sguardo insieme appassionato e lieve, Raffaele Nigro ci restituisce intatto in questo romanzo l'affresco dei grandi ideali e conflitti che hanno attraversato la Storia del nostro Paese - e non solo - raccontandoci l'incontro e lo scontro tra due generazioni apparentemente lontane ma necessarie l'una all'altra. Per ricordarci che i sogni e le paure del passato hanno lo stesso respiro e gli stessi colori di quelli del presente.
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Renzo Montagnoli 31 maggio 2018
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