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Nationality Letteratura: Israele
D'un tratto nel folto del bosco
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D'un tratto nel folto del bosco - Amos Oz - copertina
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D'un tratto nel folto del bosco

Descrizione


La notte, al villaggio, uno strano, impossibile silenzio abita il buio. Anche di giorno, l'assenza degli animali lascia ovunque le sue tracce: non un cane in cortile, non un gatto sui tetti, e nemmeno una mosca che ronza o un grillo che canta nei prati intorno. Qualcosa dev'essere successo tempo fa e i bambini ogni tanto fanno domande che restano senza risposta. Fino a quando Mati e Maya non partono per la loro avventura, in cerca del mistero del villaggio dove gli animali sono scomparsi. Nel folto del bosco troveranno Nimi, il bambino puledrino ammalato di nitrillo, Nehi, il demone del bosco e una triste verità.
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Dettagli

5
2013
Tascabile
27 dicembre 2012
114 p., Brossura
Suddenly in the depth of the forest
9788807880407
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Indice


Le prime frasi

1.

La maestra Emanuela spiegò in classe com'è fatto un orso, come respirano i pesci e che versi fa la iena di notte. Inoltre, appese in aula svariate figure di bestie e anche di uccelli. Quasi tutti i bambini la prendevano in giro, visto che in vita loro non avevano mai visto un solo animale. Molti di loro, poi, non erano per niente convinti che al mondo ci fossero altri esseri. Per niente. Quanto meno nei nostri paraggi. A parte il fatto, dicevano, a parte il fatto che in tutto il paese questa maestra non era ancora riuscita a trovare qualcuno che accettasse di diventare suo marito, e per questa ragione, dicevano, lei aveva la testa piena di volpi e passerotti: semplici trovate, che la gente s'inventa solo per solitudine.
Solo il piccolo Nimi, a forza di sentire la maestra Emanuela, aveva cominciato a sognare animali, la notte. Tutta la classe lo prendeva in giro quando arrivava e per prima cosa la mattina si metteva a raccontare delle sue scarpe marroni che, ferme davanti al letto, la notte, nel buio, si trasformavano in altrettanti istrici che scorrazzavano per la sua stanza ma che la mattina, appena lui apriva gli occhi, tornavano improvvisamente a essere un paio di scarpe davanti al letto. Un'altra volta dei pipistrelli neri erano entrati, nottetempo, l'avevano preso sulle loro ali e l'avevano fatto passare attraverso i muri di casa, e poi su nel ciclo sopra monti e boschi, fino a un certo castello incantato.
Nimi era un bimbo un poco sbadatello, e quasi sempre con il moccio al naso. Come se ciò non bastasse, aveva anche uno spazio largo fra i due denti davanti, infuori. I suoi compagni lo chiamavano Buco nero...
La mattina Nimi arrivava in classe e cominciava a raccontare a tutti il nuovo sogno, e ogni mattina i suoi compagni gli dicevano: "Piantala, siamo stufi, chiudi quel tuo buco nero". Ma lui niente, e così loro continuavano a tormentarlo. Nimi però, invece di offendersi, finiva per prendersi in giro a sua volta insieme agli altri. Tirava su dal naso e mandava giù il moccio, e a un certo punto, manifestando una strana esuberanza, cominciò a chiamarsi proprio con i nomignoli che i suoi compagni gli avevano affibbiato: Buco nero, Sognatore, Scarpa d'istrice.
Maya, la figlia della panettiera Lilia, che stava nel banco dietro al suo, gli bisbigliò qualche volta: "Nimi, senti. Sogna tutto quello che ti pare, animali, bambine. Quello che vuoi. Ma per favore sta' zitto. Non raccontare nulla. Lascia perdere, per favore".
Mati diceva a Maya: "Non capisci, Nimi sogna solo per poter raccontare. E poi, i suoi sogni non smettono nemmeno dopo che si è svegliato, la mattina". Tutto però divertiva Nimi, tutto gli ispirava allegria: la tazza sbreccata in cucina e la luna piena in cielo, la collana della maestra Emanuela e i suoi stessi denti infuori, i bottoni che si dimenticava di abbottonare e i rumori sordi del vento nel bosco, tutto ciò che esiste e accade a Nimi sembrava divertente. In ogni cosa era capace di trovare un buon motivo per scoppiare a ridere.
Finché una volta fuggì da scuola e dal paese e da solo si inoltrò nel bosco. Per due, forse tre giorni, lo cercarono quasi tutti i compaesani. Per un'altra decina di giorni, giorno più giorno meno, lo cercarono le guardie. Dopo di che, continuarono a cercarlo soltanto i suoi genitori e sua sorella.
Lui tornò tre settimane dopo, magro, lurido, tutto graffiato e malconcio, ma nitriva di entusiasmo e felicità. Da quel momento, il piccolo Nimi continuò a nitrire e non parlò più: dopo il suo ritorno dal bosco non pronunciò più nemmeno una parola, girava scalzo e lacero fra i vicoli del paese, sempre con il moccio, con i suoi denti infuori e il buco nero in mezzo, scorrazzava fra i cortili delle case, si arrampicava sugli alberi e sui pali, e nitriva di gioia tutto il tempo, con l'occhio destro che gli lacrimava sempre. Colpa della sua allergia.
A scuola, per via di quella sua malattia, il "nitrillo", non c'era proprio più verso di riportarlo. I bambini, tornando da scuola, gli facevano il verso, per provocarlo. Lo chiamavano Nimino il puledrino. Il medico sperava che col tempo il disturbo gli sarebbe passato: probabilmente laggiù nel bosco aveva visto qualcosa che l'aveva spaventato, scosso al punto da farlo ammalare di nitrillo. Maya disse a Mati: "Forse dovremmo fare qualcosa, no? Come possiamo aiutarlo?". Mati le rispose: "Lascia perdere, Maya. Vedrai che ben presto tutti si stuferanno e si dimenticheranno di lui".
Quando i compagni lo cacciavano via a forza di battute e lanci di pigne e bucce, il piccolo Nimi scappava nitrendo. Si arrampicava in alto sui rami dell'albero più vicino e di lassù, dalle fronde, nitriva con un occhio che lacrimava e i denti esageratamente infuori. Ogni tanto, persino a notte fonda pareva di sentire da lontano l'eco dei suoi nitriti.

Valutazioni e recensioni

vhwej
Recensioni: 5/5

Non è solo una storia. La penna celebre e di alto livello di Amos Oz stupisce e cattura anche in quest'opera. Non è solo il racconto di un villaggio da cui improvvisamente una notte sono spariti tutti gli animali, senza fare più ritorno. Ma è molto di più. È un insegnamento: i messaggi che l'autore vuole farci passare sono innanzitutto quello di non escludere gli altri, di non giudicarli, di accettare il diverso e non additarlo, ed inoltre quello di non sottomettere i più deboli, siano essi animali o persone (questo concetto verrà considerato anche all'interno del mondo animale). Il rispetto è la chiave di lettura di questa breve narrazione e si pone come valore fondamentale e cardine dell'esistenza di ogni uomo.

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EsseCi
Recensioni: 4/5

Un libro di facile lettura ma che cela un bel messaggio.

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Brouninha
Recensioni: 5/5
Toccante

È il primo libro che leggo di Amos Oz e sicuramente leggerò altri volumi di questo autore. Il libro si legge in breve tempo. La storia non è complessa: gli animali sono scomparsi dal villaggio ormai da anni. Come mai? Ma soprattutto, chi è il temutissimo demone del bosco? Questo libro fa al caso non solo di coloro che sono amanti degli animali, ma anche ( se non soprattutto ) fa al caso di coloro che non si sentono e non si sono mai sentiti accettati, che sono stati marchiati in quanto 'diversi'. Un libro che commuove e lascia il segno.

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Conosci l'autore

Amos Oz

1939, Gerusalemme

Amos Oz (pseudonimo di Amos Klausner) è stato uno scrittore e saggista israeliano. Ha studiato all’università ebraica di Gerusalemme e a Oxford. Partecipa attivamente al dibattito politico per una risoluzione del conflitto israeliano-palestinese, cui ha dedicato i saggi In terra di Israele (1983) e Contro il fanatismo (2004), oltre che numerosi interventi sulla stampa internazionale. Nei suoi numerosi romanzi – il cui punto di vista privilegiato è quello delle relazioni di coppia o generazionali – riflette i conflitti aperti nella società israeliana e la difficile convivenza delle due culture, europea e araba, in una visione ironica, priva di ottimismo: Michael mio (1968), Un giusto riposo (1982), La scatola nera (1987), Conoscere una donna (1989),...

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