Attraverso due monologhi di pari lunghezza, Isabella Bossi Fedrigotti inscena per il lettore il più classico dei conflitti sororali: da una parte Clara, né bella né brutta, remissiva, obbediente, gravata da un senso di inferiorità nei confronti della sorella che fatica a confessare a sé stessa; dall'altra Virginia, natura vibrante e curiosa, alla perenne ricerca di un senso di identità forte, che si definisce per contrasto e differenza rispetto all'ambiente di provenienza. Come sempre, niente è ciò che sembra: torti e ragioni reciproche vivono e muoiono nell'umbratile territorio del silenzio, dei dialoghi mancati, delle occasioni perdute. Degna di nota la capacità dell'autrice di caratterizzare in modo convincente due psicologie così differenti.
Di buona famiglia
Virginia, la maggiore, Clara, la minore. Due sorelle di buona famiglia: lezioni di pianoforte, solidi principi religiosi e morali (almeno in apparenza), vita morigerata. Ma anche due esistenze che impercettibilmente si separano, si fronteggiano per poi scontrarsi nella crudele tortura del silenzio. E da questo silenzio si leva la voce di Clara: la pacata, saggia, riflessiva Clara. Vittima di giochi d’amore che l’hanno sempre e solo sfiorata, avvolta in ricordi di un tempo remoto e – forse – felice, custode di stanze, mobili, sapori che sono stati, per lei, porto sicuro e quieto nella tempesta del vivere. Ma quando i tasselli della verità sembrano ormai dolcemente composti, ecco la voce di Virginia: l’irrequieta, volitiva, irruenta Virginia, ribelle nell’animo e nei gesti, in fuga da un mondo che invece l’ha incatenata, rendendola prigioniera di sogni sempre più simili a incubi senza voce, a rivelazioni che nessuno, soprattutto Clara, vuole conoscere. Allora, mentre la storia ufficiale – quella delle guerre mondiali, del fascismo, del benessere conquistato e ottuso – travolge cose e persone, noi ascoltiamo queste due donne e le loro confessioni: piccoli fatti che si moltiplicano come in un gioco di specchi, materializzandosi per poi sparire sepolti dall’incomprensione e dal dolore. Ascoltiamo cercando di capire, di credere magari a entrambe ma soprattutto di non giudicare, perché la vita di Clara e Virginia, come la nostra, è fatta di frammenti che non riescono a congiungersi...
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Tàina Ranci 22 novembre 2016
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Le prime pagine portano a una nostalgia ben lontana dal lettore che, con un'ottima descrizione del personaggio e del suo mondo, si ritrova catapultato nel libro. Il distacco dalla vita, dalle scelte e sì, anche dalla famiglia, di Clara fanno già comprendere la sua visione, ciò che l'ha condotta a disprezzare quello che non ha mai ottenuto. La sua parte conduce il lettore a percepire la sorella Virginia come l'antagonista del racconto, ma c'è da ricredersi. Ottimo libro. Dedurrei una morale che tende ad aprire le conversazioni laddove c'è il silenzio e l'odio verso qualcuno, un odio che porta, poi, alla solitudine.
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CLAUDIA TOSI 05 agosto 2010
Per me, è il suo libro migliore. Attendo con ansia l'uscita del suo ultimo capolavoro ( spero lo sia )
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