Dialogo filosofico - Giacomo Leopardi - copertina
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Letteratura: Italia
Dialogo filosofico
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Descrizione


Se tutto, o quasi, è stato investigato del Leopardi “maggiore”, pure restano ancora zone liminari da esplorare, certo minori, ma ugualmente importanti per il contributo che possono recare alla migliore conoscenza dell’uomo e del letterato. È il caso di questo Dialogo filosofico scritto da un Leopardi appena quattordicenne (siamo nel 1812) per confutare un moderno libro intitolato “Analisi delle idèe ad uso della gioventù”, opera del barnabita recanatese Mariano Gigli. Qui il giovanissimo autore dispiega una cultura di sorprendente respiro per controbattere l’assunto del Gigli (il libero arbitrio non esiste) e dimostrarne l’infondatezza. Svolta in forma di dialogo tra un «Letterato» e un «Giovane gentiluomo», la trattazione appare tanto gradevole, quanto solida concettualmente: l’Autore costruisce infatti una fitta rete di riferimenti dotti (dalla Bibbia ad autori classici e a lui contemporanei), con la quale sostenere le proprie argomentazioni, riferimenti in buona parte consegnati a un nutrito manipolo di Note. Inspiegabilmente ignorate da tutte le precedenti edizioni del Dialogo, queste Note – ora per la prima volta a stampa – si rivelano invece di grande importanza, in quanto permettono di circoscrivere in maniera più netta l’area (d’ispirazione apologetico-cattolica) della prima formazione leopardiana. L’operetta, recuperata nella sua integrità, getta una nuova luce sugli “anni di apprendistato” di Leopardi e ne individua meglio le coordinate, anche in rapporto ai successivi sviluppi del suo pensiero.

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Biblioteca di Babele
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1996
104 p., Brossura
9788884021946

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Foto di Giacomo Leopardi

Giacomo Leopardi

1798, Recanati

Primogenito del conte Monaldo e di Adelaide dei marchesi Antici, crebbe in un ambiente politicamente e culturalmente retrivo, del cui conformismo non tardò a soffrire. Ricevette la sua prima educazione dal padre (il quale coltivava interessi letterari ed eruditi) e da precettori ecclesiastici, ma presto continuò gli studi per conto proprio nella ricca biblioteca paterna, perfezionandosi nella conoscenza del latino e imparando da solo il greco, l’ebraico e alcune lingue moderne. Risalgono a questo periodo (1808-16 ca) le sue versioni di Esiodo, degli Idilli di Mosco, del primo libro dell’Odissea, della Batracomiomachia, e la composizione di rime bernesche, di due tragedie, di poemetti biblici, di dissertazioni filosofiche, di opere erudite come la Storia dell’astronomia...

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