Il diritto di opporsi. Una storia di giustizia e redenzione

Uno dei libri più belli che abbia mai letto, anche se estremamente doloroso, sofferto e straziante e che mi ha fatto versare moltissime lacrime. Una cruda realtà di un’ingiustizia che tutt’ora avviene ma che per combattere la quale, fortunatamente, qualcuno c’è. Da leggere assolutamente.

L'avvocato Bryan Stevenson racconta la propria esperienza nella difesa dei carcerati nel braccio della morte, che ebbe inizio nel 1983 durante un tirocinio offerto dalla facoltà di Legge di Harvard. Fu un'esperienza istruttiva ed emotivamente arricchente, che cambiò radicalmente la vita del giovane studente inesperto e all'oscuro dei meccanismi freddi e inumani del sistema carcerario statunitense. "Avevo appena iniziato ad ambientarmi nella mia routine d’ufficio, quando Steve mi chiese di andare nel braccio della morte per fare visita a un condannato che nessuno degli altri aveva tempo di incontrare. Mi spiegò che l’uomo era lì da più di due anni e che loro non disponevano ancora di un avvocato che si occupasse del suo caso; il mio compito era quello di trasmettere a quell’uomo un solo, semplice messaggio: L'anno prossimo non verrai ucciso". L'avvocato Stevenson è stato tra i fondatori dell'organizzazione Equal Justice Initiative, per mezzo della quale, insieme a un sempre più numeroso staff, ha assistito centinaia di uomini, donne e bambini rinchiusi nel braccio della morte e non assistiti in modo corretto e imparziale durante il processo. Il libro racconta in modo preminente il caso di Walter McMillian, condannato per l'uccisione di una donna, nonostante decine di testimoni potessero affermare con certezza di essere stati insieme all'imputato nel momento esatto dell'omicidio. È incredibile come ciò possa essere avvenuto! Eppure così è stato. Walter fu vittima del razzismo e della corruzione di chi doveva indagare sui fatti. È un libro di denuncia che illustra la brutalità di un sistema fortemente imperfetto. Per quanto abbia apprezzato questa lettura, in cui l'autore non risparmia, giustamente oserei dire, i particolari raccapriccianti sulle modalità di esecuzione, ho comunque trovato l'esposizione del caso principale un po' frammentario.

L'autore è un avvocato afroamericano che decide di lottare per i condannati alla pena capitale. Cerca di aiutare giovani reclusi nel braccio della morte, lì giunti senza aver avuto una qualche tutela o giustizia in fase processuale. Colpa principale: il colore della pelle. Lotta per riaprire i casi, riesaminare i processi. Aggiunge alle storie anche dati e statistiche su quello che avviene nel sistema legislativo e carcerario. Da leggere, per conoscere e meditare.