Disconoscere lo zenit e il nadir
Questa silloge è pensabile come il fermo immagine di quel momento in cui, subito dopo un inciampo o quando si spicca il volo da uno scivolo d’acqua, il mondo per un istante si presenta come un singulto di ebbrezza, stupore, incertezza su quello che accadrà: un momento di paura, ma anche di euforia e di aspettative. Il tempo procede, ma si blocca nella percezione; lo spazio non fa il suo dovere e si capovolge, si confonde. Nulla cambia attorno al sé, ma il sé in qualche modo si rivoluziona. È una silloge che parla del processo - più che dei princìpi o degli esiti - delle cose. Nella poesia, però, nulla è dato per scontato e allora Disconoscere lo zenit e il nadir può essere anche «un’anticamera di meraviglia, un genocidio di stupore».
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Anno edizione:2024
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