Cesure melanconiche, vuoti segnati tra le figure, gesti senza effetto e progressione… così è la narrativa di questo libretto (stampato in caratteri quasi cubitali). Non coinvolge per nulla.
La donna mancina
Una narrazione essenziale, attenta al gesto più quotidiano, ci mostra l’anima di una donna che, attraverso un isolamento desiderato e sofferto, tenta di trovare se stessa.
«Una vita pura, essenziale, che brilla nei dettagli minimi» - Claudio Magris
«In questa storia c’è tutto Peter Handke, con la sua particolare, originale visione del mondo che implica necessariamente la provocazione, anche quando è sotterranea ed emerge solo a tratti. Qui è una donna a fare questa scelta coraggiosa e dolorosa, ad andare alla scoperta di se stessa» - la Repubblica
Questo romanzo - da cui lo stesso Handke ha tratto il film omonimo - è forse tra i più rappresentativi della cultura di lingua tedesca degli ultimi anni. Al suo apparire in Italia, "La donna mancina" riscosse successo di pubblico - particolarmente sensibile alla questione femminile - e di critica: Claudio Magris vi scorse la manifestazione di «una vita pura, essenziale, che brilla nei dettagli minimi», e Alighiero Chiusano fu pronto a scommettere sulla sua durata a dispetto «di tante altre roboanti cosmogonie sperimentali». Lasciate cadere le trasgressioni astute e plateali degli anni Sessanta, l'implacabile e delicata macchina narrativa di Handke ha conquistato uno sguardo limpido e impassibile come quello di una macchina da presa. Quello sguardo offre qui il ritratto di una donna sulla soglia misteriosa della sua «lunga stagione di solitudine».-
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Anno edizione:2020
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Mimmo 30 giugno 2025Di mancino c’è ben poco
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jannarelle 08 maggio 2023Una storia di rinascita raccontata senza retorica
Marianne allontana il marito chiedendogli di lasciarla da sola con il figlio, senza apparente motivazione. Non è sempre a suo agio nella sua nuova condizione di solitudine, è spesso stanca e assente, e subisce le ripetute intrusioni delle persone intorno a lei che tentano di dissuaderla dalla sua scelta. Eppure le piccole cose che Marianne ricomincia a fare per sé la aiutano pian piano a trovare un nuovo equilibrio, ad accorgersi della solitudine degli altri e a riconoscersi nella sua indipendenza, libera dal giudizio e dai condizionamenti altrui. Mi sono imbattuta in questo romanzo breve e densissimo per puro caso e mi è piaciuto molto, anche se inizialmente non mi aveva convinto lo stile asciutto, preciso, quasi asettico, della narrazione. È una storia di rinascita raccontata senza retorica, passando per quei momenti di smarrimento in cui è difficile riuscire a spiegarsi, in cui non si ha neppure voglia di doverlo fare, che però alla fine lascia una speranza di cambiamento, metaforicamente racchiusa nella leggerezza della primavera che ritorna.
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