Dopo il diluvio. Natura e religione in Hegel tra i frammenti francofortesi e la Fenomenologia dello spirito
L’acqua che sommerge il mondo nel diluvio (ma anche l’acqua battesimale in cui Gesù si immerge); il deserto vagando nel quale Abramo cerca la sua terra e adora il suo Dio; il pane e il vino che Gesù, dopo averli fatti identici al suo corpo e al suo sangue, offre da mangiare e da bere ai suoi discepoli (ma anche il vino spremuto e bevuto nell’orgia dionisiaca); il marmo in cui i Greci scolpiscono le immagini umane dei lori dei; la terra in cui Antigone seppellisce il fratello bandito perché i cani e gli uccelli non lo divorino. Questi sono solo alcuni dei “luoghi” in cui il logos speculativo, metafisico e ateo del filosofare hegeliano si confronta col nesso tra natura e religione; con quel chiasmo teofisico che la filosofia, fin dalle origini, ha cercato di sciogliere, ma senza il quale nessuna religione può esistere, tantomeno quella del Dio di Israele, che si rivela a Giobbe con la potenza del Leviatano o quella ? ad essa indissolubilmente legata ? del Figlio di Dio, fatto uomo, crocifisso e risorto.
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