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Come Alfred Hitchcock ci ha sempre insegnato, anche l'oggetto più insignificante può servire al meglio il fato nell'innescare la parabola distruttiva di un sano Thriller vecchio stampo: nel caso de i due volti di gennaio, debutto alla regia in un lungometraggio di Hossein Amini, è un braccialetto dimenticato in un taxi a intrecciare la vita di Rydal, americano squattrinato in fuga dal ricordo di un padre oppressivo, a quelle di Colette e Chester MacFarland, coppia borghese all'apparenza felicemente in vacanza e in cerca di divertimenti e buona compagnia. La torrida estate greca del 1962 che vede i protagonisti lottare per la loro sopravvivenza non può non richiamare alla memoria gli esotici scenari de il Talento di Mr Ripley (anche quello tratto da un celebre romanzo di Patricia Highsmith), ma i binari che conducono la storia verso il suo inevitabile epilogo sono molto più classici di quelli che attraversavano il film di Anthony Minghella; il platonico triangolo creato dalle circostanze collassa e implode sotto il peso di gelosia e sospetto, e si distorce all'ombra di un afflato paterno desiderato e divenuto impraticabile. Gli dei stanno a guardare, scelgono il labirinto come teatro della tragedia e lasciano che gli uomini si distruggano nella follia dell'umana debolezza, in fuga da un destino avverso che si compiace dei loro fallimenti: approfittando di poche ma significative svolte Hithcockiane(la scena dell'autobus e quella della scale nel labirinto sono un palese omaggio al Maestro del brivido), la Grecia degli anni 60' offre la cornice necessaria per disorientare i protagonisti e spingerli a fare le scelte più sbagliate in nome del soffocante miraggio di una via d'uscita; a contendersi le attenzioni di una sofisticata Kirsten Dunst un antipatico Oscar Isaac e un Viggo Mortensen tanto fragile, disperato e incapace da rendere impossibile non tifare per lui. Per accompagnare il peregrinare di Rydal e dei MacFarland, la colonna sonora di Alberto Iglesias è una scelta felice e appropriata: dopo l'eccellente Tinker Tailor Soldier Spy, l'artista spagnolo sposa senza difficoltà le atmosfere dei 60s con un altro score avvolgente ed elegante, dove il calore insopportabile dei luoghi e la febbre degli animi trova voce in un sax malinconicamente smarrito in mezzo a una nube di violini: insistenti e accattivanti, come una notte passata a dormire sotto le stelle fumando compulsivamente tutte le sigarette del pacchetto, o un'estenuante camminata lungo le stradine greche tutte ciottoli e calura.
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