(Besançon 1604-86) drammaturgo francese. Ambasciatore della Franca Contea presso la corte di Francia, esiliato nel 1653 dal cardinale Mazarino, seguì le tendenze letterarie più nuove e feconde. Esordì con due tragicommedie pastorali nel gusto reso popolare da L’Astrea di H. d’Urfé: Silvia (Sylvie, 1626) e Silvanire (1631). L’importanza storica di quest’ultima è notevole: è infatti il primo testo teatrale francese che rispetti le regole delle tre unità e delle «bienséances», e che al tempo stesso riveli, nella sua Prefazione, una coscienza teorica delle scelte operate. A una commedia di pregevole fattura, Le galanterie del duca d’Ossonne (Les galanteries du duc d’Ossonne, 1632), seguirono opere di tono melodrammatico e di argomento morale, come le tragedie Virginia (Virginie, 1633), Sofonisba (Sophonisbe, 1634), forse il capolavoro di M., Marcantonio (Marc-Antoine, 1635) e Il grande e ultimo Solimano (Le grand et dernier Soliman, 1635), e le tragicommedie L’illustre corsaro (L’illustre corsaire) e Orlando furioso (Roland furieux), rappresentate tra il 1636 e il 1641. Irrilevante è la seconda parte della vita artistica di M., la cui fama resta soprattutto legata alla sua estetica della regolarità che, dopo la «querelle du Cid», sarà adottata anche da Corneille; essa colloca M. all’interno della reazione classicistica al «disordine» medievale ancora presente nel teatro francese del ’600.