(Trieste 1894 - Monte Cengio, Vicenza, 1916) scrittore italiano. Trasferitosi a Firenze nel 1913 per completare gli studi, fece parte del gruppo di triestini, tra cui il fratello Giani e l’amico inseparabile S. Slataper, che collaborarono al rinnovamento culturale promosso dalla «Voce». Arruolatosi volontario allo scoppio della prima guerra mondiale come ufficiale dei granatieri, morì suicida per non cadere prigioniero degli austriaci (il fratello Giani rievocherà l’episodio in Colloquio con mio fratello, 1925, e in alcune pagine del romanzo Ritorneranno, 1941). La sua fede irredentista, unita all’attenzione per la cultura mitteleuropea, è testimoniata dai saggi, scritti critici, poesie e lettere, raccolti nel volume postumo Cose e ombre di uno (1919), compendio dei suoi entusiasmi idealistici e della sua non comune sensibilità di fronte alla natura, simbolo per lui di «tutto ciò che non è fittizio e ipocrita».