Compositore. Discendente da antica famiglia veneziana, affrontò lo studio della musica sotto la guida di Malipiero e di Maderna in anni in cui la società e la cultura italiana erano segnate da un profondo desiderio di rinnovamento. Egli fece propria tale prospettiva e seppe intelligentemente osservare la tradizione, attento a denunciare ogni irrigidimento accademico anche entro i movimenti di avanguardia. L'ansia di rinnovamento non gli impedì di stringere un legame con la musica del passato, in special modo con le grandi polifonie dell'arte rinascimentale. I suoi esordi cadono all'inizio degli anni '50 con le Variazioni canoniche sulla serie dell'op. 41 di Schönberg. La cultura viennese del '900 e quella russa sarebbero diventati i bastioni della sua ispirazione e le opere che seguirono, Polifonica-Monodia-Ritmica (1951) e Epitaffio a García Lorca (1953), sono la testimonianza della sua capacità di condurre i principi del pensiero seriale a esiti di incandescente espressività. Fondamentale per la comprensione della sua musica è che temi intrisi di rara passionalità vengono espressi attraverso rara sofisticatezza e astrazione. Nel 1956 con Il canto sospeso N. coglieva un'affermazione che faceva di lui uno dei protagonisti della Nuova musica, sempre però polemicamente sensibile alla necessità di un legame intimo con la storia. Questa sua spiccata capacità di connettersi con le essenze più intime della tradizione emerge nei lavori corali degli anni 1957-60: La terra e la compagna, i Cori di Didone e Sarà dolce tacere. L'impegno ideologico acquistò toni più espliciti negli anni '60, come risulta dall'opera teatrale Intolleranza 1960, da La fabbrica illuminata, Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz, Floresta, Como una ola e dalla sua seconda opera Al gran sole carico d'amore. La poetica dell'impegno, la ricerca di nuovi orizzonti sonori e lo sviluppo dell'intima propensione al lirismo, erano nell'opera di N. aspetti complementari, la cui separazione non poteva non generare, come talvola accadde, degli equivoci. Nel '76 la composizione di Sofferte onde serene per pianoforte e nastro magnetico, scritta per Pollini, portava alla ribalta un lirismo interiore che sembrava concludere la stagione «politica»: l'impegno si era semplicemente interiorizzato e gli ideali della libertà avevano assunto una configurazione più filosofica, ma non meno drammatica. Un punto di svolta segnò nel 1980 il quartetto per archi Fragmente, Stille an Diotina, opera di grandi tensioni interiori e lungamente meditata, nella quale veniva alla ribalta una delle maggiori fonti di ispirazione dell'ultima stagione creativa del compositore: il mondo poetico di Hölderlin. Un silenzio carico di echi e tensioni, di canti interiori appena bisbigliati, diviene da quel momento la dimensione nella quale N. situa le sue ricerche, e si tratterà di ricerche sulla natura più intima del suono intraprese negli studi di fonologia della Fondazione Strobel di Friburgo, dove era stato messo a punto un sofisticato apparato di live electronics capace di indagare e modificare il suono all'atto della sua emissione. In questa impresa il compositore si sentiva come un argonauta consapevole di avere immensi orizzonti da esplorare. Il suono stesso, la sua percezione e il suo significato si configuravano come concetti nuovi. I componimenti dell'ultimo decennio comunicano all'ascoltatore attento l'impressione di essere all'inizio di un viaggio prodigioso in cui le antiche certezze sono sospese. Le ultime, apparentemente misteriose poesie di Hölderlin, la sottigliezza del pensiero ebraico, gli esperimenti sulla natura del suono, i poeti russi prediletti e il ripensamento di una tradizione filosofica intrapreso con l'amico M. Cacciari, stanno alla base di una revisione radicale di ogni convinzione. Il Diario polacco n. 2 (1982), Guai ai gelidi mostri (1983) e l'opera Prometeo, tragedia dell'ascolto (1984) sono gli esempi più significativi dell'uso poetico degli strumenti elettronici live. Ma a dimostrare che anche i più sofisticati apparati elettroacustici erano un mezzo e non un fine, N. ci consegnò tra il 1986 e il 1989 la trilogia dei Caminantes, in cui l'esplorazione dello spazio avveniva soltanto con gli strumenti dell'orchestra. La seconda parte del trittico mostra significativamente un'orchestra divisa in sette cori la cui mobilità sonora, nell'atto stesso di stupire l'ascoltatore, si fa rievocatrice di antiche e misteriose liturgie.