(Roma 1886-1907) poeta italiano. Nelle sue raccolte poetiche (L’amaro calice, 1905; Poemetti in prosa, 1906; Piccolo libro inutile, 1906; Libro per la sera della domenica, 1906) espresse una vena decadente dai toni languidi e sommessi: vi dominano un sentimento malinconico dell’amore, la percezione dello svanire delle cose, il pensiero e il desiderio della morte. È evidente l’influsso di Pascoli, D’Annunzio, Jammes, Maeterlinck, Laforgue, ma con una componente nuova di ironico distacco che si pone come originale punto d’avvio del crepuscolarismo. C. ha lasciato anche un testo teatrale, Il traguardo (1905).