(Matera 1573 - Roma 1661) poeta italiano. Esordì nel 1600 col poemetto in ottave Il Polifemo, d’ispirazione ovidiana e sannazariana; seguirono una prima raccolta di Rime (1601), che poi confluì nel Canzoniere (1605 e 1623), e il poema Il mondo nuovo, passato dai venti canti dell’edizione 1617 ai trentaquattro dell’edizione 1628. In quest’opera (una trasposizione epica dell’impresa di C. Colombo) si incontra la famosa allusione a G.B. Marino con l’epiteto di «pesciuomo», che fu all’origine della lunga disputa fra i due poeti e le rispettive schiere di seguaci. Ma l’attacco all’autore dell’Adone troverà più meditati sviluppi teorici nella prosa polemica dell’Occhiale (1627), che è in sostanza una ripresa di motivi classicistici contro le bizzarrie barocche. Anche come poeta, del resto, S. può essere definito un manierista, un continuatore dei moduli tardopetrarcheschi, sia pure con qualche innesto di più libera estrosità lessicale e stilistica.