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Nationality Letteratura: Francia
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Ecco la storia - Daniel Pennac - copertina
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Ecco la storia

Descrizione


Il romanzo parte, non casualmente, al condizionale: "Sarebbe la storia di un dittatore agorafobico" che, volendo andare a vivere tranquillamente in Europa e sfuggire all'orribile destino predettogli da una maga, sceglie un sosia, che a sua volta sceglie un sosia, che a sua volta sceglie un sosia... Inizialmente uguale come una goccia d'acqua al dittatore, a sua volta simile a Rodolfo Valentino, il sosia subisce inavvertibili ma costanti cambiamenti, pur mantenendo una leggera somiglianza con il modello originario. Il popolo del piccolo stato di Teresina, però, attribuisce il cambiamento all'usura della politica.
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Dettagli

2014
Tascabile
1 marzo 2014
320 p.
Le dictateur et le hamac
9788807884559
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Indice


Le prime frasi

I
EPSILON
1.

Sarebbe la storia di un dittatore agorafobico. Poco importa il paese. Basta immaginare una di quelle repubbliche delle banane con il sottosuolo abbastanza ricco perché si desideri prendervi il potere e abbastanza aride in superficie per essere fertili di rivoluzioni. Mettiamo che la capitale si chiami Teresina, come la capitale del Piauí, in Brasile. Il Piauí è uno stato troppo povero per poter mai servire da cornice a una favola sul potere, ma Teresina è un nome accettabile per una capitale.
E Manuel Pereira da Ponte Martins sarebbe un nome plausibile per un dittatore.
Sarebbe quindi la storia di Manuel Pereira da Ponte Martins, dittatore agorafobico. Pereira e Martins sono i due cognomi più diffusi nel suo paese. Da ciò la sua vocazione di dittatore; quando ti chiami due volte come tutti, il potere ti spetta di diritto. È quello che lui si dice da quando ha l'età per pensare.
In seguito, lo chiameranno semplicemente Pereira, dal cognome del padre. Potrebbero anche chiamarlo Martins, dal cognome della madre, ma suo padre è il Pereira di Ponte (Ponte è a tre giorni di cavallo da Teresina), la più grande famiglia latifondista del paese. Hanno le terre, hanno il nome, hanno il denaro, avranno il potere: è una delle primissime idee di Pereira, in verità, forse addirittura la prima, un'idea segreta e scottante, un fuoco nascosto in un bambino silenzioso. Certo, ci vuole un po' di istruzione. Occorre parlare l'inglese, il francese, il tedesco. Occorre saper far di conto, e la geografia. Occorre avere dimestichezza con le utopie, per poter fronteggiare qualsiasi minaccia. Occorre conoscere le armi e la danza, i servizi segreti e il protocollo. Per imparare tutto questo, Pereira lascia Ponte a Otto anni, cresce fino ai quindici anni presso i gesuiti di Teresina (allievo brillante e riservato, implacabile giocatore di scacchi) quindi completa la sua istruzione all'estero — in Europa — e torna a ventidue anni, per entrare all'Accademia militare. Vuole ancora il potere, ma ha preso gusto a essere altrove. Si sta bene, in Europa. In Italia, per esempio. Perfino in quel piccolo scoglio di Monaco dove il casinò ti apre le braccia e la cui principessa ti ha fatto l'occhiolino (crede lui).

Sarebbe quindi la storia di un dittatore agorafobico che vorrebbe insieme questo e quello, il potere ed essere altrove. Comincia da questo: aiutante di campo del generale presidente, prenderà il suo posto. Il generale presidente ha trascurato la propria istruzione. Nei salotti di Teresina gira una battuta: "C'è stato un attentato contro il generale presidente; gli hanno tirato un dizionario". È una battuta. Ridarelle discrete dietro i ventagli. Il generale presidente non si offende. Molte delle sue frasi cominciano con: "Pereira, tu che sai leggere..."
Il generale presidente non tiene in gran conto la cultura. A suo avviso, è "uno svago per gente senza palle".
"Io ho studiato l'uomo" dice.
E ama aggiungere:
"Per questo preferisco il cavallo".
Il generale presidente si è distinto nella guerra contro il Paraguay, poi per il massacro dei contadini del Nord. I contadini del Nord avevano cominciato a pretendere.
Avevano pregato, dapprima, ma non erano stati esauditi, poi avevano timidamente richiesto, ma non erano stati ascoltati. Avevano supplicato, inutilmente. E allora avevano cominciato a pretendere. Guidati dai loro parroci, i contadini del Nord avevano marciato su Teresina. Teresina era stata minacciata di un invasione contadina. Il generale presidente aveva fatto intervenire i cadetti dell'Accademia militare. Cavalleria, sciabole, mitraglia, poi l'artiglieria sui villaggi del Nord dove avevano ripiegato i contadini. Con la benedizione del vescovo, il generale presidente aveva fatto fucilare i parroci. Il padre di Pereira, il vecchio da Ponte, disapprovò quel massacro. Da Ponte, il padre, praticava la carità cristiana. Nutriva gratis nelle sue cucine i contadini che affamava innocentemente nelle sue fazendas. Medico, curava nel suo ospedale la disidratazione delle sue pianure e la foruncolosi delle sue montagne. Ascoltava gli affamati, gli assetati, i malati e i parenti dei malati. Il vecchio da Ponte diceva:
"A un uomo che ascolta non si chiede niente".

Valutazioni e recensioni

Vale❤️
Recensioni: 4/5
Inaspettato

Libro che non ti aspetti. Difficoltosa la lettura iniziale ma man mano si svela la straordinarietà del racconto

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Recensioni: 3/5

Premetto che sono una lettrice storica di questo autore e che ho adorato tutti i suoi libri. Ho letto tutti i libri di Pennac e tutti mi sono piaciuti, tanto che oggi lui è il mio autore preferito. E decisamente non ho trovato nulla di male in questo libro. Premetto che non è certo uno dei migliori, ma è sicuramente molto meglio di altri miliardi di libri in circolazione e sono contenta che sia stato in vetta alle classifiche. La storia è perfetta. Molto interessante anche la parte autobiografica e il capitolo finale. E' un autore che scrive quello che sente e come si sente di raccontarlo.

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Recensioni: 3/5

Ho letto tutti i libri di Pennac e tutti mi sono piaciuti, tanto che oggi lui è il mio autore preferito. E decisamente non ho trovato nulla di male in questo libro. Premetto che non è certo uno dei migliori, ma è sicuramente molto meglio di altri miliardi di libri in circolazione e sono contenta che sia stato in vetta alle classifiche. La storia è perfetta. Molto interessante anche la parte autobiografica e il capitolo finale. E' un autore che scrive quello che sente e come si sente di raccontarlo.

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Daniel Pennac

1944, Casablanca

Romanziere francese. Figlio di un ufficiale dell'esercito francese, dopo un'infanzia in giro per il mondo, tra Africa, Europa e Asia, si stabilì definitivamente a Parigi.Professore di lettere in un liceo parigino, dopo aver esordito con alcuni romanzi per ragazzi tra cui Abbaiare stanca (1982), L’occhio del lupo (1984) – genere cui ritorna con il ciclo del giovanissimo ispettore Kamo (Kamo. L’agenzia Babele, 1992; Kamo. L’idea del secolo, 1993) – si è conquistato un pubblico di fedelissimi tra i lettori adulti con i romanzi Il paradiso degli orchi (1985) e La fata Carabina (1987) che innestano sulla struttura del romanzo poliziesco una galleria di personaggi bizzarri e uno humour dirompente che sfiora l’assurdo. Le avventure di Benjamin Malaussène,...

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