Confesso di avere tifato inizialmente per il professore interlocutore ma solo per comodità e pigrizia, per non ripercorrere e rivalutare i momenti salienti e i traguardi della vita secondo le leggi sulla fine dell'intelligenza enunciate nel libro. Le argomentazioni scientifiche che supportano le suddette leggi e soprattutto i comportamenti del genere umano che oggi abita il pianeta Terra stanno ad indicare che purtoppo le valutazioni, spero eccessivamente pessimistiche, di Aprile sono giuste. E' un'amara conclusione alla quale non avrei voluto giungere soprattutto perchè, secondo l'autore, è già tutto minuziosamente programmato e l'homo sapiens sapiens non può praticamente agire per invertire in modo drastico la tendenza in atto ormai da secoli. Una riflessine consapevole su queste ipotesi potrebbe rappresentare l'inizio di un lento e lunghissimo processo di miglioramento?
Elogio dell'imbecille. Gli intelligenti hanno fatto il mondo, gli stupidi ci vivono alla grande
Perché al mondo ci sono tanti imbecilli? E perché, sorprendentemente, in politica come nelle aziende gli stupidi prosperano, riuscendo spesso a raggiungere posizioni di successo? La risposta è semplice: l'intelligenza non serve più. L'uomo se l'è lasciata alle spalle, come i peli che gli ricoprivano il corpo, la coda o la camminata a quattro zampe. Il segno più caratteristico dell'essere umano, quello che gli ha permesso di elevarsi dalla specie animale e, in una certa misura, di dominare il mondo, non è più necessario. La nostra specie tende per natura alla stupidità e, per la sua sopravvivenza, è questa a giocare un ruolo chiave. Ecco perché l'imbecille ha una marcia in più. E un anticipatore: non capisce niente, ma è già pronto per il futuro e sarà lui a salvarsi. Inutile allarmarsi dunque se abbiamo sempre più casi eccellenti di cervello avvizzito, soprattutto tra chi è chiamato a ricoprire ruoli di responsabilità: evidentemente siamo al traino di chi ha davvero compreso come gira il mondo e non può che traghettarci verso un ridente destino. Alla fine, è una questione di sopravvivenza: meglio un cretino vivo che un genio morto.
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<p>"Piemme Bestseller" - Brossura editoriale con bandelle, 173 pagine. Presentazione di Sergio Zavoli; prefazione dell'autore alla nuova edizione. Ottima copia, forse mai letta -- Perch&eacute; al mondo ci sono tanti imbecilli? E perch&eacute;, sorprendentemente, in politica come nelle aziende gli stupidi prosperano, riuscendo spesso a raggiungere posizioni di successo? La risposta &egrave; semplice: l'intelligenza non serve pi&ugrave;. L'uomo se l'&egrave; lasciata alle spalle, come i peli che gli ricoprivano il corpo, la coda o la camminata a quattro zampe. Il segno pi&ugrave; caratteristico dell'essere umano, quello che gli ha permesso di elevarsi dalla specie animale e, in una certa misura, di dominare il mondo, non &egrave; pi&ugrave; necessario. La nostra specie tende per natura alla stupidit&agrave; e, per la sua sopravvivenza, &egrave; questa a giocare un ruolo chiave. Ecco perch&eacute; l'imbecille ha una marcia in pi&ugrave;. E un anticipatore: non capisce niente, ma &egrave; gi&agrave; pronto per il futuro e sar&agrave; lui a salvarsi. Inutile allarmarsi dunque se abbiamo sempre pi&ugrave; casi eccellenti di cervello avvizzito, soprattutto tra chi &egrave; chiamato a ricoprire ruoli di responsabilit&agrave;: evidentemente siamo al traino di chi ha davvero compreso come gira il mondo e non pu&ograve; che traghettarci verso un ridente destino. Alla fine, &egrave; una questione di sopravvivenza: meglio un cretino vivo che un genio morto.</p>.
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Anno edizione:2010
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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ELSA BERNABEI 07 marzo 2011
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ANTONELLA LONGO 07 dicembre 2010
Una interpretazione evoluzionistica e culturale-sociale del decremento spontaneo e naturale dell'intelligenza. Interessantissimo, nuovi concetti da approfondire.
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