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Capolavoro della letteratura italiana del '900. Definirlo pamphlet é riduttivo e non rende omaggio alla grandezza di questo sulla psicologia delle masse. Gadda non é mai banale, scontato, ma nemmeno facile da leggere. Le invettive contro il Predappiofesso, peraltro già contenute nel Pasticciaccio, ed il legame morboso instauratosi tra il popolo ed il suo carnefice viene abilmente sviscerato da un Gadda in grande spolvero. Da leggere con calma, gustandosi ogni frase per come costruita nel contesto del tema. Da leggere con interesse ed attenzione, perché purtroppo dalla Storia dovremmo imparare sempre e soprattutto per non dimenticare.
Gadda maturò l'idea di questo libro sotto la spinta della paura e della rabbia. Aveva dato credito a Mussolini inizialmente. Per via dello "spirito di Caporetto", che la terribile esperienza della guerra raccontata nel bellissimo Giornale di guerra e di prigionia gli aveva insufflato. E anche per un innato bisogno di rassicurazione e di protezione. Poi si era allontanato. Però, alla vigilia della liberazione, lui che viveva di paure, che aveva l'ossessione della minaccia, temeva, se non l'epurazione, di essere additato. E insieme bolliva di rabbia per esserci cascato. Ed era incazzato perché sentiva di aver paura. E poi lo era ancor di più per esserlo con uno come Mussolini (segue la più fantasiosa sfilza di epiteti che si possano appioppare). Ne venne fuori uno sfogo, una genialità di una violenza furibonda, disperata. Gliela bocciarono per troppa volgarità. Poi lui passò ad avere un'altra paura, quella di aver esagerato. E si mise a tagliare, limare, smussare. La nuova edizione di Adelphi ce la restituisce nella sua integrità. L'esplosione linguistica con cui è scritta è da sciarada stromboliana di notte. Spettacolare ed esilarante. Intanto, inventa, deforma, ripesca, adatta, mette in cortocircuito pezzi di vocabolari e se ne fabbrica un altro, con le sue regole, una sua precisione, una sua rigorosa esattezza di significati. Questo c'è in tutto quello che ha scritto Gadda, persino nell'ordine di servizio che scrisse per i cronisti quando lavorava in Rai (bellissimo), ma qui è tutto caldissimo, tutto allo stato lavico. Aspro, tecnicamente difficile da avvicinare, ai limiti del respingente; ma, ad avvicinarsi, con lentezza e cautela, per non perdere le sfumature (lì sta il piacere estremo), di una potenza abbagliante.
Non l'apparato critico ne' le note (loca citata piu' che vere e proprie note), svelano chi si cela dietro lo pseudonimo, mentre gli altri personoggi sono facilmente riconoscibili, per esempio le 2 bassaridi... Il testo (trattato, zibaldone, pamphlet...) e' un miscuglio godibilissimo di letteratura classica, scientifica (era ingegnere elettrotecnico), storicistica. I rferimenti medici: psicologia, endocrinologia, andrologia, ginecologia, anatomia sono tuttora validi: morbo di Basedow, sindrome di Froelich, persino le colorazioni dei vetrini istologici fucsina (non dal tedesco fuchs volpe ma da fucsia colore) ed eosina corrispondono a quanto studiato e praticato in istologia (manca il violetto di genziana per la triade perfetta), l'etimologia: eros (epsilon) ed eros (eta) non derivano dalla stessa radice ma sono funzionali all'assunto. La psicologia delle masse e' esemplficata dai piccoli gerarchi e dalle marie luise con riscontri scientifici. Il linguaggio e' poi un caleidoscopio di dialetti con prevalenza del fiorentino, romanesco, poco milanese, qualche parola romagnola, due venete: malorsega e mona ( con due accezioni: organo genitale femminile ed il traslato uomo stupido) forse apprese nelle trincee del Carso e dell'Adamello. E' un opera che sfugge ad ogni definizione e che va affrontata con un repertorio di vaste conoscenze per poterla gustare a pieno, persino i particolari, i tacchi col rialzo interno del kuce, sono tornati d'attualita' in anni recenti, ed oltreoceano e' comparso un epigono... la storia si ripete, ma diventa tragica farsa! P.S se un eventuale lettore di questa recensione mi chiarira' chi si cela dietro lo pseudonimo Medardo Fanfarani, gliene saro' perennemente grato.
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