Pagine che scorrono veloci, capitoli corti, parole che ti colpiscono come un pugno. Descrive in modo incredibile la disabilità e la vita di chi la disabilità è in qualche modo costretto a viverla e ad affrontarla ogni giorno. Tutti dovrebbero leggere queste parole, queste frasi.
Fame d'aria
Con Fame d'aria, Daniele Mencarelli fa i conti con uno dei sentimenti più intensi: l'amore genitoriale, e lo fa portandoci per mano dentro quel sottilissimo solco in cui convivono, da sempre, tragedia e rinascita.
Tra colline di pietra bianca, tornanti, e paesi arroccati, Pietro Borzacchi sta viaggiando con il figlio Jacopo. D'un tratto la sua vecchia Golf lo abbandona, di venerdì pomeriggio, in mezzo al nulla. Per fortuna incontrano Oliviero, un meccanico che li scorta fino al paese più vicino, Sant'Anna del Sannio. Quando Jacopo scende dall'auto è evidente che qualcosa in lui non va: lo sguardo vuoto, il passo dondolante, la mano sinistra che continua a sfregare la gamba dei pantaloni. In attesa che Oliviero ripari l'auto, padre e figlio trovano ospitalità da Agata, proprietaria di un bar che una volta era anche pensione. Ad aiutarla c'è Gaia, il cui sorriso è perfetta sintesi del suo nome. Pietro è un uomo che vive all'inferno, preda di un disamore che sfocia spesso in una rabbia nera, cieca. Il suo dolore, però, si troverà di fronte qualcosa di nuovo e inaspettato. Agata, Gaia e Oliviero sono l'umanità che ancora resiste, fatta il più delle volte di un eroismo semplice quanto inconsapevole.
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Anno edizione:2024
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Formato:Tascabile
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Elisa 07 gennaio 2025Capolavoro
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Selene 04 gennaio 2025
Poche parole si possono usare per questo romanzo: toccante. La storia travolge, quello che c'è oltre le righe ancora di più. La fatica dell'amare, la bellezza amara del sacrificio semplice e puro.
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Ludovica_Costa 01 dicembre 2024La salvezza nella sofferenza
Sto ancora cercando di raccogliere gli intimi sentimenti elicitati da questo libro - ovvero, i cocci sparsi nella deflagrazione finale della narrazione, che davvero si configura come apoteosi di una vicenda in crescendo. Nel finale tutto si coagula, raggiunge un nitore accecante, da cui né i personaggi, né il lettore, possono schermarsi. La sofferenza e la rabbia che permeano queste pagine non sono fini a sé stesse, né sono artificio emotivo o mero svolazzo a piè di pagina. Il dolore si apre alla sua più alta vocazione di farsi salvezza, pur rimanendo un enigma per l'uomo che, inerme di fronte ad esso, geme implorando pietà; pietà per sé, per la moglie, per il figlio, e, in ultima istanza, per l'umanità intera dolente. Si è inermi di fronte a tanta e tale potenza narrativa. Scevro da pietismi e da retorica, questo libro è stato il mio primo approccio a Mencarelli, e non sarà certamente l'ultimo.
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