"Isabel si accorse che il fuoco si era spento. Anche lei lo era stata fino a quel momento, ma il sogno aveva smosso le ceneri e trovato le scintille sul fondo, pronte a dar vita a un fuoco ancora più potente." Noi italiani il fantasy lo cerchiamo ovunque tranne che da noi, quando lo abbiamo proprio davanti agli occhi. 'Il fato di Lènnakos' è l'esempio a me più vicino che posso menzionarvi, e non scherzo quando dico che è un fantasy coi fiocchi. L'empatica e forte penna di Davies, che ringrazio infinitamente, è stata capace di orchestrare una storia in cui l'epica cavalleresca, l'amore, la magia e la speranza si intrecciano magnificamente. Affiancare l'impulsiva Isabel nelle sue imprese è stato uno dei più belli onori concessimi, accompagnandola in un viaggio tortuoso e devastante pur di scovare la verità, una verità che, con la speranza, è diventata anche mia. La sua figura, seppur centrale nel racconto, ha dato spazio anche a personaggi intriganti e amabili, così come deprecabili; ad affascinarmi maggiormente è stato il personaggio di Luk, le cui sfaccettature e fragilità mi portano a voler sapere sempre più sul suo conto. Inoltre, la magia che permea le pagine richiama il potere immortale e inequivocabile della natura, regina dei capitoli di questa bellissima storia, con ambientazioni ricoperte da un'aura di sacralità. L'affetto per questo romanzo è cresciuto capitolo dopo capitolo, parola dopo parola, in una melodia piacevole e ammaliante. Questo è un libro per gli amanti del fantasy e non, per gli amanti della giustizia, del rispetto, dell'amore, della vita.
