Una fede comune
Nelle tre conferenze che compongono "A common faith" (1934) John Dewey riflette sull’evoluzione delle forme della religiosità dopo il tramonto delle fedi soprannaturalistiche. La “qualità religiosa” dell’esperienza va liberata da ogni riferimento a oggetti specificamente sacri. Non sono le fedi a causare il rinnovamento della vita, ma è piuttosto l’unificazione della vita attorno a fini ideali, e un “aggiustamento” attivo di sé all’universo, a costituire il nucleo dell’atteggiamento religioso. Il saggio introduttivo di Guido Calogero sottolinea l’affinità di questa concezione col principio del dialogo. La postfazione di Paolo Costa mostra l’attualità del messaggio di Dewey in un’epoca in cui la fede comune può fungere da antidoto al disincanto.
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