Figli del Volga è una fiaba moderna, romantica e drammatica insieme, e proprio come un fiume scorre ora placida ora increspata, e regala momenti di intensa partecipazione come un tramonto sulle acque ghiacciate d’inverno. Il libro è, se si può dire, onomatopeico, ricco di suoni: lo scricchiolio dei tronchi intrisi di umidità, il suono bagnato delle pozzanghere e delle foglie sotto i piedi, le gocce di pioggia che si staccano dai rami con un tonfo sonoro, il ghiaccio che si crepa al primo sole tiepido della primavera. E poi ci sono gli odori: l’umidità dell’acqua, il sentore speziato dell’erba là dove la neve si scioglie, quello dolce dei ceppi marciti, quello acre di un formicaio. E poi i colori delle cortecce: rossastre sui pini, grigie sulle querce, lilla e azzurre sui rami di lamponi e more. E ancora le sensazioni: la linfa degli alberi che scorre dalle radici ai tronchi e ai rami, il fremito delle foglie sotto la scorza delle gemme, il calore della terra e i sussulti ancora assonnati di semi, tuberi e spore. Il libro è anche un vocabolario fantastico di verbi e sostantivi: pappare, gargagliare, smammare, patullare; ghenga, ciucco, covacenere, babbalocco… La trama diventa così il modo in cui suoni odori colori sensazioni e parole sprigionano dalle pagine la loro forza e ci invadono facendoci sentire parte della natura, parte di quei luoghi, quasi come fossimo anche noi, un po’, figli del Volga.
Figli del Volga
Dall'autrice di Zuleika apre gli occhi.
«Il grande romanzo russo non è finito» – Le Figaro
«Un affresco maestoso delle singole vite intrappolate in una delle più grandi tragedie del XX secolo» – The Times
Inizi del Novecento. Nelle grandi steppe della Russia, il Volga taglia il mondo in due. La riva sinistra è quella della Storia, del Tempo, quella che sta per vivere la Rivoluzione. La riva destra è un altrove sospeso di cui, sull'altra riva, nessuno sa nulla. È una terra di meli in fiore, di telai che filano, di tavole imbandite. I due mondi sono perfettamente impermeabili, fino a quando Jakob Bach non viene assunto da Udo Grimm, sulla riva destra, per impartire lezioni alla figlia Klara. L'amore che nasce tra Jakob e Klara romperà il sigillo che separava le due realtà, con conseguenze inimmaginabili e due figli: uno forse frutto di una violenza, l'altro arrivato proprio dalla Storia. Il nuovo libro di Guzel' Jachina è un romanzo che però alla Storia non si ferma, per lasciare entrare l'epica, che prende carne umanissima nelle gesta eroiche di un singolo uomo, del suo amore che non conosce confini, del suo sacrificio: un monumento altissimo alla pietas, come in pochi romanzi contemporanei. E come in Zuleika apre gli occhi, Guzel' Jachina intinge la sua penna in un inchiostro fatto di odori, colori, sapori, strappa brividi e scalda, conforta e getta nella più cupa disperazione, e sempre prende per mano il lettore, senza mai dargli il tempo di dubitare di quanto sta accadendo. È come seguire in barca la corrente del Volga, e lì si rimane a lungo, anche dopo aver finito la lettura di questo meraviglioso, fluviale romanzo, come nei grandi classici russi.
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Autore:
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Collana:
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Anno edizione:2021
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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ormos 29 settembre 2022
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