"Sono ritornata a Khinalug, il più alto degli àoul, come qui chiamano - alla turca - i villaggi dell'alto Caucaso, fortezze arroccate, blindate da leggi secolari e codici d'onore. Luoghi dove l'ospite è sacro e l'esilio è una pena peggiore della morte. Qui, dove le strade finiscono, in un centinaio di case in pietra a duemilacinquecento metri d'altezza, si è conservata una delle più misteriose lingue del mondo, una lingua frusciante, da uccelli, dalla grammatica bizzarra e dalle consonanti impronunciabili." Monika Bulaj, fotografa e scrittrice, ha pubblicato reportage sui confini estremi della fede. Ha pubblicato "Libia Felix" e "Gerusalemme perduta" e ha realizzato, insieme a questo libro, il documentario "Figli di Noè".
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Anno edizione:2006
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